La Commissione propone una migliore gestione della migrazione nell’Ue

l 10 Maggio 2011
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La Commissione ha presentato il 4 maggo scorso le sue iniziative per una strategia globale più strutturata e in grado di garantire una risposta rapida dell’UE alle sfide e alle opportunità derivanti dalla migrazione, non da ultimo in considerazione degli avvenimenti attualmente in corso nell’area del Mediterraneo.
Tali iniziative coprono vari aspetti della questione migrazione, quali controlli rafforzati alle frontiere e governance Schengen, il completamento del sistema europeo comune di asilo, una migrazione legale più mirata, lo scambio delle migliori prassi per garantire un’integrazione riuscita dei migranti, e un approccio strategico per i rapporti con i paesi terzi in materia di migrazione. Esse vanno ad aggiungersi alle urgenti misure a breve termine già adottate dalla Commissione per affrontare la situazione della migrazione nel Mediterraneo e le pressioni migratorie sugli Stati membri in prima linea per questo fenomeno.
“È chiaro che l’UE ha bisogno di una politica comune forte in materia di asilo e migrazione. Tale necessità si è resa ancora più evidente negli ultimi mesi, in considerazione degli storici avvenimenti attualmente in corso in Africa settentrionale. L’UE deve rispettare la propria vocazione a rappresentare un rifugio per coloro che necessitano di protezione e, al tempo stesso, dimostrare solidarietà sia ai paesi nordafricani che stanno accogliendo la maggior parte dei migranti provenienti dalla Libia, sia a quegli Stati membri che si trovano ad affrontare i flussi più intensi di migranti via mare. È altrettanto evidente che un’immigrazione mirata di forza lavoro sarebbe vantaggiosa per l’UE, contribuendo a colmare le carenze di manodopera previste in vari settori e a riequilibrare il declino demografico della popolazione attiva europea che dovrebbe registrarsi nei prossimi anni. Nel contempo, tuttavia, è necessario gestire la migrazione in modo corretto, il che significa garantire controlli efficaci alle frontiere e il rimpatrio dei migranti in posizione irregolare. Questo significa inoltre che non dovremmo lasciare solo agli Stati membri situati lungo le frontiere esterne dell’UE il compito di affrontare situazioni migratorie eccezionali. Significa, infine, che occorre realizzare partenariati in materia di migrazione e di mobilità con paesi non UE in modo da collaborare. Dobbiamo avere in mente questi obiettivi a lungo termine anche quando affrontiamo i bisogni più urgenti derivanti dalle turbolenze in Africa settentrionale”, ha dichiarato Cecilia Malmström, Commissaria responsabile degli Affari interni.
Pur rappresentando la speranza di una vita migliore per milioni di persone, gli avvenimenti nell’area del Mediterraneo meridionale hanno anche causato l’esodo di oltre 650 000 persone, in fuga dalle violenze in Libia. Finora pochissimi richiedenti asilo sono giunti in Europa, tuttavia più di 25 000 persone hanno deciso di partire alla ricerca di una vita migliore nell’UE. Alcuni Stati membri dell’UE sono esposti più direttamente degli altri agli arrivi massicci di migranti, ma questo fenomeno non può essere affrontato solo a livello nazionale: è necessaria una mobilitazione di tutti gli Stati membri a livello di UE.
“I recenti avvenimenti hanno inoltre destato preoccupazioni in merito al funzionamento del sistema Schengen. La libera circolazione delle persone attraverso le frontiere europee è un risultato importante che non deve essere rovesciato, anzi rafforzato. È per questo che la Commissione ha già proposto un meccanismo di valutazione migliore per garantire l’effettivo controllo delle frontiere esterne. Al fine di preservare la stabilità dello spazio Schengen, può inoltre essere necessario reintrodurre temporaneamente limitati controlli alle frontiere interne in circostanze particolarmente eccezionali, ad esempio in caso di imprevista forte pressione migratoria su un tratto della frontiera esterna”, ha dichiarato la Commissaria Cecilia Malmström.
L’Unione europea ha risposto rapidamente a queste sfide con i mezzi operativi e finanziari di cui dispone. Sono stati mobilitati fondi per gestire l’emergenza umanitaria generata dall’improvviso afflusso di rifugiati e sfollati nei paesi confinanti con la Libia. Unitamente ai fondi forniti su base bilaterale, questo sostegno ha permesso di dare un rifugio temporaneo ai rifugiati e agli sfollati, di rispondere alle loro esigenze basilari e di aiutare molti di loro a ritornare nei rispettivi paesi d’origine. FRONTEX ha avviato l’operazione congiunta EPN Hermes Extension 2011 per aiutare l’Italia a fronteggiare lo sbarco di migranti e rifugiati sulle sue sponde. EUROPOL ha inviato in Italia una squadra di esperti per aiutare le autorità di contrasto nazionali ad individuare eventuali trafficanti di esseri umani tra i migranti in posizione irregolare entrati nel territorio italiano. Gli Stati membri più esposti al crescente flusso di rifugiati e migranti in posizione irregolare hanno inoltre ricevuto assistenza finanziaria.
Anche se la risposta dell’UE alla situazione di emergenza è stata globale, l’attuale crisi ha evidenziato il fatto che l’Unione può trovare modi per affrontare meglio situazioni di questo tipo e, in generale, per gestire meglio la migrazione. La Commissione propone pertanto una serie di iniziative che riguardano i seguenti aspetti:

  • completamento del sistema europeo comune di asilo entro il 2012, in linea con i valori fondamentali e gli obblighi internazionali dell’Unione;
  • controlli rafforzati alle frontiere e governance Schengen per affrontare l’immigrazione irregolare, garantire che ciascuno Stato membro controlli efficacemente la propria parte delle frontiere esterne dell’Unione in linea con il disposto e lo spirito delle norme dell’UE, ed aumentare la fiducia nell’efficacia del sistema UE di gestione della migrazione;
  • un’immigrazione legale più mirata nell’UE, volta a facilitare l’arrivo di persone dotate delle competenze necessarie per contribuire a colmare le previste carenze di manodopera e di personale qualificato nell’UE e ad ovviare al previsto declino demografico della popolazione attiva;
  • condivisione delle migliori pratiche nelle strategie adottate dagli Stati membri per l’integrazione degli immigranti legali nell’UE, in modo tale da garantire la massimizzazione dei vantaggi economici dell’immigrazione e assicurare l’armonia sociale nell’Unione;
  • un approccio strategico ai rapporti con i paesi terzi sulle questioni relative alla migrazione, allo scopo di facilitare il movimento delle persone grazie a migliori possibilità di migrazione legale, unitamente a misure volte a prevenire la migrazione irregolare.

Prossime tappe

La comunicazione della Commissione servirà come base per il dibattito che avrà luogo in occasione del Consiglio straordinario Giustizia e affari interni convocato per il 12 maggio, dibattito a cui seguiranno le discussioni in materia di migrazione nell’ambito del Consiglio europeo del 24 giugno. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi seguiranno misure di accompagnamento, in particolare un “pacchetto migrazione” da presentare per l’adozione da parte del Collegio dei Commissari il 24 maggio.

Contesto

Dall’inizio dell’anno si è assistito ad esodi di massa di popolazioni di molti paesi nordafricani, soprattutto della Libia. Stando alle ultime stime, oltre 650 000 persone hanno lasciato il territorio libico per sfuggire alla violenza, trovando ospitalità presso i paesi vicini, principalmente Tunisia ed Egitto. Molte sono riuscite in seguito a tornare nei rispettivi paesi d’origine, in certi casi grazie all’assistenza.
Oltre 25 000 migranti, provenienti principalmente dalla Tunisia e, in misura minore, da altri paesi africani, sono fuggiti dai propri paesi verso l’UE, sbarcando sulle coste dell’Italia (soprattutto dell’isola di Lampedusa) e di Malta – paesi entrambi esposti ora ad una forte pressione migratoria. Oltre agli sfollati e ai migranti, parecchi rifugiati di varia nazionalità, tra cui somali, eritrei e sudanesi, hanno lasciato la Libia e alcuni di loro hanno anch’essi raggiunto l’Italia e Malta. Questi accadimenti hanno esercitato una pressione crescente sui sistemi di protezione e accoglienza di alcuni Stati membri dell’UE.

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