Partono le prime norme operative dell’Ue sull’immigrazione. La Commissione europea ha proposto il 24 maggio scorso un pacchetto di misure per migliorare la gestione dei flussi migratori nel sud del Mediterraneo e delle modifiche al sistema del rilascio dei visti. Si tratta del primo pacchetto di misure operative che fa seguito alla strategia proposta dall’esecutivo comunitario del 4 maggio per arrivare, nei prossimi mesi a un vero e proprio sistema comunitario di gestione dei fenomeni migratori.
Le iniziative presentate sono:
1. Una comunicazione dal titolo “Dialogo con i paesi del Sud del Mediterraneo per la migrazione, la mobilità e la sicurezza”
La Commissione propone di intavolare dialoghi sulla migrazione, sulla mobilità e sulla sicurezza con i paesi dell’Africa settentrionale, che ricomprendano tutti gli aspetti connessi al fenomeno migratorio delle relazioni future dell’UE con quella regione. Saranno conclusi partenariati per la mobilità diretti a una migliore gestione delle opportunità di mobilità legale tra l’Unione e i paesi nordafricani, concepiti su misura con i singoli paesi partner e in cooperazione con gli Stati membri dell’UE allo scopo di aiutare questi paesi a usare al meglio del loro potenziale lavorativo, ad esempio assistendoli nello sviluppo di programmi di assunzione o nel riconoscimento delle competenze, oppure aiutando i migranti di ritorno che intendono contribuire alla costruzione del loro paese di origine. Una cooperazione così strutturata dovrebbe aiutare anche gli Stati membri a colmare le rispettive carenze sul mercato del lavoro.
Certo, bisogna prevedere adeguate salvaguardie per agevolare la circolazione: nel quadro del dialogo i partner dell’Unione dovranno garantire che sarà loro cura prendere tutte le misure efficaci per prevenire la migrazione irregolare e che acconsentiranno al rimpatrio dei loro cittadini che non hanno i requisiti per soggiornare sul territorio europeo. La Commissione ha già avviato, nelle ultime settimane, i primi contatti in vista di un dialogo con la Tunisia e l’Egitto e conta di fare lo stesso con altri partner interessati nel prossimo futuro.
L’UE è pronta a intensificare il sostegno allo sviluppo dei Paesi del Mediterraneo. I cardini di questa collaborazione sono: un approccio differenziato con ciascun paese, la condizionalità per la concessione degli aiuti in cambio del rispetto (ferreo) delle regole stabilite in comune. I fondi stanziati dall’UE aumentano sensibilmente: si passa dai 5,7 miliardi di euro già in bilancio di qui al 2013, a circa 7 miliardi. Gli obiettivi sono aiutare i paesi a fare un uso migliore della forza lavoro, per esempio, fornendo assistenza per lo sviluppo di programmi di assunzione, riconoscendo i titoli di studio o assistendo i migranti rimpatriati che vogliono dare un contributo al loro paese. Questo permetterà ai Paesi dell’UE di soddisfare la scarsità di risorse per il loro mercato del lavoro.
2. Relazione annuale sull’immigrazione e l’asilo (2010)
La relazione annuale 2010 sull’immigrazione e l’asilo evidenzia gli sviluppi principali conseguiti lo scorso anno a livello UE e nazionale sul fronte dell’immigrazione. Ad esempio, riferisce delle misure disposte per aiutare la Grecia nella gestione delle sue frontiere esterne, che hanno visto l’intervento coordinato da FRONTEX di guardie di frontiera di altri paesi europei lungo i confini terrestri della Grecia con la Turchia, come della vasta assistenza che la Commissione e gli Stati membri hanno dato alla Grecia nell’ambito dell’attuale revisione globale del sistema nazionale d’asilo. Per colmare le lacune rilevate, la relazione contiene raccomandazioni politiche dirette soprattutto a potenziare il controllo di frontiera, prevenire la migrazione irregolare, agevolare la migrazione regolare, sviluppare un sistema europeo comune di asilo, integrare i cittadini di paesi terzi e sviluppare la dimensione esterna della politica dell’Unione in materia di migrazione.
3. Una proposta di modifica delle regole sui visti
La politica dei visti è componente essenziale di una politica migratoria europea che si voglia efficace. L’attuale normativa UE in materia di visti non permette un processo decisionale rapido. Per abolire o introdurre un obbligo di visto occorre attivare una procedura ordinaria di co-decisione che rischia di protrarsi per anni. Per questo le modifiche proposte introducono una clausola di salvaguardia che consenta, in circostanze eccezionali, di ripristinare temporaneamente l’obbligo di visto per i cittadini di un dato paese terzo. Il nuovo meccanismo darebbe all’Unione lo strumento, cui ricorrere solo in situazioni di emergenza, per contrastare gli eventuali effetti nefasti della liberalizzazione dei visti, in particolare l’arrivo massiccio nel suo territorio di migranti irregolari o richiedenti asilo le cui domande non siano fondate. Le modifiche proposte contribuiranno ad accrescere la fiducia degli Stati membri nella governance dei visti e nelle future liberalizzazioni.
Passi successivi
Le iniziative di cui sopra sono le prime conseguenze della comunicazione sulla migrazione del 4 maggio 2011. Saranno discusse in occasione del Consiglio Giustizia e affari interni nella prossima sessione del 9 giugno 2011 e costituiranno lo spunto per il dibattito fra i capi di Stato e di governo dell’UE in sede di Consiglio europeo a Bruxelles il 24 giugno 2011.
> Il comunicato stampa del 24 maggio
> Il comunicato stampa relativo alla Comunicazione del 4 maggio scorso
> Regolamento (CE) n. 539/2001
> Homepage di Cecilia Malmström, Commissaria per gli Affari interni
> Homepage della DG Affari interni
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