Niente più kebab a Bergamo Alta. Ma neppure fast food o sexy shop. Lungo le strette vie del centro storico cittadino, d’ora in poi ci sarà spazio solo per negozi ‘nostrani’. Lo ha deciso il Consiglio comunale nell’ultima seduta prima delle vacanze, recependo la norma introdotta dalla Regione Lombardia nell’aprile del 2009, con la quale i Comuni possono porre dei vincoli all’apertura degli esercizi commerciali nei centri storici. In concreto, si tratta di una variante urbanistica, che per Bergamo interessa soprattutto la zona di Città alta. Con il via libera della cosiddetta legge ‘antikebab’ – così era stata definita al momento della sua approvazione in Consiglio regionale – non sarà dunque più possibile aprire neppure altri negozi etnici, come ristoranti cinesi, empori orientali o macellerie islamiche. Il testo è chiaro e pone severi vincoli a ”salvaguardia del decoro, della sicurezza urbana, della cultura e dell’identità locale”.
A dire la verità, l’unico kebab aperto finora in Città alta, a pochi metri dalla stazione della funicolare, è sopravvissuto solo un anno e mezzo. Aperto tra le polemiche da un giovane tunisino, nonostante la posizione privilegiata, è stato costretto a chiudere per via della crisi nell’ottobre del 2009, quando la normativa, già approvata in Regione, ancora non era arrivata al Consiglio comunale di Bergamo. Ieri sera, invece, è stata discussa in aula e approvata con i voti favorevoli di Pdl e Lega Nord. Il centrosinistra ha votato contro, mentre il consigliere comunale dell’Udc si è astenuto. Alla votazione si è arrivati dopo quasi un’ora di discussione. Per la giunta di centrodestra, non si tratta di un provvedimento discriminatorio, ma di un modo per ”porre dei limiti sui prodotti, in modo da garantire un’offerta differenziata a servizio del cittadino”, ha detto l’assessore al Commercio Enrica Foppa Pedretti.
Tra i voti favorevoli, c’è anche quello di Daniele Belotti, consigliere comunale della Lega Nord, nonché assessore regionale al Territorio e all’Urbanistica, secondo cui la norma ”rappresenta il primo passo per la tutela, dal punto di vista commerciale, degli esercizi storici nei borghi antichi e in città alta, che meritano ogni forma di tutela, una tutela – aggiunge Belotti – che non può limitarsi solo, come è avvenuto finora, all’aspetto esteriore dei locali, ma che deve riferirsi anche al tipo di attività svolta”. Duro, invece, il commento delle opposizioni: ”Si tratta di una scatola vuota – spiega il capogruppo del Pd Elena Carnevali – poiché sulle attività commerciali rimane attualmente l’impossibilità di poter impedire a qualcuno di aprire un negozio con una determinata merceologia. Il Comune – prosegue – non può fare controlli preventivi, ma eventualmente solo dopo l’apertura”.
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