Rimpatrio dei clandestini, allungamento della permanenza nei Cie da 6 a 18 mesi e l’estensione da 5 a 7 giorni del termine entro il quale lo straniero deve lasciare il territorio nazionale su ordine del questore, nel caso non sia stato possibile il trattenimento presso i centri. L’aula del Senato ha approvato ieri definitivamente il decreto-legge 89/2011, recante attuazione delle direttive europee per la libera circolazione dei cittadini comunitari e il rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi irregolari. Primo disco verde anche al d.d.l. che vieta l’uso del burqa e del niqab.
IMMIGRATI
I sì al decreto Maroni sono stati 151 sì e 129 i no. Hanno votato a favore Lega, Pdl e Coesione nazionale; contrari Pd, Idv, Terzo Polo (Api-Fli) e Udc. Il decreto prevede come detto il prolungamento da sei a diciotto mesi del trattenimento degli immigrati irregolari nei Centri di identificazione ed espulsione, norma molto contestata dalle opposizioni causa l’incongruenza del rapporto fra gli immigrati che non hanno commesso reati ma che possono essere trattenuti per un anno e mezzo nei Cie, e il limite massimo di un anno previsto dall’ordinamento per la custodia cautelare anche per reati gravissimi come l’omicidio. Il decreto introduce il permesso di soggiorno per motivi umanitari e anche il rimpatrio volontario assistito che potrebbe sostituire, in alcuni casi, il rimpatrio coatto degli immigrati clandestini. In questo caso l’immigrato può ottenere dal prefetto un termine da 7 a 30 giorni per il ritorno in patria. Espulsione immediata con provvedimento delle autorità di polizia, invece, per gli stranieri considerati pericolosi per ragioni di ordine pubblico, per la sicurezza nazionale o per il rischio di fuga.
BURQA E NIQAB
Primo a sì alla Camera al divieto in Italia di indossare in luoghi pubblici burqa, niqab o altri caschi e indumenti etnici che rendano non identificabile il volto della persona. A votare a favore nella giornata di ieri in Commissione affari costituzionali sono stati i deputati di Pdl, Lega e Reponsabili. Contro si è espresso il Pd, mentre Fli, Idv e Udc si sono astenuti. La maggioranza ha annunciato che ne chiederà la calendarizzazione in aula a Montecitorio alla ripresa dei lavori a settembre. Nella nuova legge sono previste multe pecuniarie per chi non rispetta il divieto e anche la reclusione fino a un anno, oltre a ben più pesanti sanzioni pecuniarie fino a 30 mila euro, per chi obbliga altri a indossare il burqa o comunque a girare per le strade con il volto coperto. “Il velo integrale non è mai una libera scelta delle donne, ma un segno di oppressione culturale o fisica: vietarlo nei luoghi pubblici vuol dire restituire la libertà alle donne immigrate, aiutarle ad uscire dai ghetti culturali nei quali tentano di rinchiuderle e, quindi, lavorare per la loro integrazione”, ha commentato il Ministro per le pari opportunità, Mara Carfagna. “In Italia non esiste, come in altri Paesi, un’emergenza-burqa: i casi di donne costrette ad indossarlo restano per fortuna isolati, ma non per questo sono meno gravi. È giusto che anche qui, come in molta parte d’Europa, si cominci a discutere del modello di integrazione che vogliamo promuovere, un modello che, come Ministro per le pari opportunità, penso non possa prescindere dal rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo e, quindi, delle donne”. Promotrice e relatrice della legge è stata la deputata Pdl di origini marocchine Souad Sbai che parla di scelta parlamentare storica e canta vittoria. “Abbiamo dato oggi (ieri, ndr) – ha commentato- una sferzata decisiva ad un provvedimento di libertà e civiltà. Non ci fermiamo sulla via della liberazione delle donne segregate e senza diritti. In Francia, Belgio e nel musulmano Azerbaijan questa legge è realtà, senza che nessuna donna araba musulmana abbia nemmeno pensato di protestare, per quanto la si attendeva. Invece qui qualcuno aveva pensato di intimorirci con lettere ambigue o con dichiarazioni falsamente libertarie: noi andiamo avanti e quando il provvedimento sarà al vaglio dell’Aula, la nostra spinta propulsiva sarà ancor più forte. “Ce lo chiedono – ha sottolineato ancora Sbai- le donne segregate, umiliate e oppresse che ogni giorno aiutiamo a risorgere dal proprio triste destino. Questa legge è per le donne, si, ma vuole anche rendere chiaro a tutti coloro che le vorrebbero segregate, che un burqa non è un diritto di libertà ma solo e sempre un’aberrante imposizione”. Il fatto che la legge la proponga in Italia una donna araba che da anni combatte, assieme a tante altre, nei tribunali per la difesa delle donne dovrebbe far riflettere qualcuno sulla sua posizione falsamente multiculturale e sulla sua insostenibile concezione dei diritti di libertà, dalla quale, ringraziando il cielo, non abbiamo mai avuto nulla da imparare. Andiamo avanti e la storia ci darà ancora una volta ragione, come sulla legge contro l’infibulazione”. “Anche l’Italia sta per avere una legge che vieti l utilizzo del burqa e del niqab. L’approvazione, in commissione, di un testo di legge è una cosa molto positiva. Ora avanti tutta con l’esame dell’aula. Dopo la Francia e il Belgio, anche il nostro Paese si sta finalmente incamminando per vietare che la ‘prigione di stoffa’ diventi la normalità. Il burqa è un simbolo di segregazione delle donne ed è incompatibile con i valori della nostra carta costituzionale. Oggi è stato fatto un passo avanti molto importante, ma la meta non è stata ancora raggiunta. Mi aspetto una rapida approvazione di questa legge di civiltà, che vuole garantire dignità, libertà e uguaglianza a tutte le donne che vivono nel nostro Paese”, ha affermato il vicepresidente dei Deputati del Pdl, Isabella Bertolini. “Bene l’approvazione del provvedimento che vieta il travisamento del volto in luoghi pubblici con burqa e niqab, ma puntiamo ad un miglioramento del testo base durante la discussione che avverrà in Aula a settembre che percepisca anche parte delle proposte di Legge in merito che abbiamo presentato in questi anni”, rilancia Carolina Lussana, vicepresidente del gruppo della Lega a Montecitorio. “Si tratta – prosegue – di una battaglia di civiltà che si fonda su quel principio di uguaglianza tra uomo e donna che esiste nella nostra società e che và anche nella direzione della tutela della sicurezza dei nostri cittadini. Credo che tra le migliorie che si potrebbero apportare vi potrebbe essere quella che noi abbiamo indicato prevedendo pene più severe per chi costringa mediante tecniche di condizionamento della personalità o di suggestione praticate con mezzi materiali o psicologici queste donne ad indossare il burqa e il niqab. Come auspicato anche dalla stessa deputata Souad Sbai spero che a settembre su questo provvedimento le forze politiche dimostrino lo stesso tipo di compattezza che ci fu per la legge contro l’infibulazione”.
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