Manovra bis, tira aria di ricorsi. Anche se sicuramente le norme sui comuni cambieranno. Le Regioni sono pronte a ricorrere alla Corte costituzionale se il governo non toglierà dalla manovra gli articoli che riguardano le autonomie locali, come ha annunciato durante l’audizione in Commissione al Senato la governatrice del Lazio, Renata Polverini. Polverini, che parla a nome della Conferenza delle regioni, ha chiesto che siano “stralciate integralmente le norme contenute negli articoli 14,15 e 16 del provvedimento perché incostituzionali. In caso contrario – ha aggiunto – siamo pronti a ricorrere alla Corte costituzionale”. Polverini ha ribadito le critiche al decreto-legge n. 138 del 2011, sottolineando che gli enti locali “erano già in difficoltà con la manovra precedente. Con questa – ha concluso – non sappiamo più cosa fare”. “Abbiamo già affrontato il tema dei tagli agli enti locali: proporremo una rivisitazione e una sua riduzione”’, ha affermato il Ministro per la semplificazione, Roberto Calderoli, incontrando i giornalisti al Meeting di Comunione e Liberazione. Intanto, archiviata la prima settimana di lavori parlamentari con la conclusione della discussione generale in Commissione bilancio al Senato, restano ancora molti i nodi da sciogliere sulla manovra. E le numerose ipotesi di modifica, dalle pensioni all’imposta sui redditi medio-alti, allo stesso condono fiscale, restano sul tavolo. Le trattative all’interno della maggioranza continuano soprattutto sul tema della previdenza, dopo la parziale apertura di Calderoli. Fonti del Pdl continuano ad accreditare come possibile un’intesa con la Lega su questo tema. L’ipotesi a cui si starebbe lavorando è quella di mettere a punto un meccanismo premiante per rendere non obbligatoria ma facoltativa, la permanenza al lavoro. Il pensionamento sarebbe ritardato su base volontaria, nessuno sarebbe costretto ad andare in pensione più tardi, ma attraverso un meccanismo di incentivazione si permetterebbe ai lavoratori di avere dei vantaggi restando in servizio qualche anno in più. Si tratterebbe insomma di una via d’uscita più soft che potrebbe andare bene a Cisl e Uil senza scontentare la Lega, che ha messo dei paletti molto netti sui ‘diritti acquisiti’ e con cui si gioca anche la partita degli enti locali. Per quanto riguarda il cosiddetto contributo di solidarietà l’ipotesi su cui la maggioranza sta lavorando è quella di fissare un’aliquota unica di tassazione al 5%. Ma il tetto di reddito dipenderebbe dalla situazione familiare del contribuente: sarebbe fissato a 150 mila euro con l’introduzione del quoziente familiare e a 200 mila euro senza. Inoltre non sarebbe stata del tutto accantonata l’ipotesi di un condono fiscale. I tecnici starebbero sondando ancora questa strada. La misura sarebbe però legata all’anticipo della delega fiscale. “Se inizia un regime fiscale nuovo è possibile sanare il pregresso”, spiegano le stesse fonti, “gli introiti di un eventuale condono sarebbero destinati all’abbattimento del debito «per rendere più digeribile la misura»“. Resta concreta infine la possibilità di intervenire per tagliare i costi della pubblica amministrazione, a cominciare da una sforbiciata sugli emolumenti dei super-manager e dei funzionari pubblici: si lavora per inserire una norma secondo cui gli stipendi non possano superare quello del presidente della Corte di Cassazione. A questa misura si aggiungerebbe anche l’incompatibilità delle cariche, che renderebbe impossibile per i funzionari pubblici sedere in più di due consigli di amministrazione. Quanto alla proposta presentata dai frondisti, che non dovrebbe comunque trasformarsi in emendamento, di ridurre del 25% le spese delle p.a. con una ‘razionalizzazione’ degli uffici, alcune fonti di maggioranza la definiscono ‘abbastanza irrealizzabile’. L’esame della manovra in Commissione Bilancio del Senato si è concluso ieri con il primo ciclo di audizioni e riprenderà martedì prossimo. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per lunedì alle 20 e martedì è previsto un nuovo round di audizioni che vedrà coinvolti gli enti istituzionali (Banca d’Italia, Istat, Cnel e Corte dei conti) a partire dalle 9,30. I lavori entreranno nel vivo nel pomeriggio con l’esame delle proposte di modifica e proseguiranno per tutta la settimana. L’approdo in aula del provvedimento è previsto il 5 settembre. Il calendario dei lavori sarà definito dalla capigruppo che dovrebbe riunirsi la prossima settimana, probabilmente mercoledì.
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Le Regioni pronte a rivolgersi alla Consulta se non saranno integralmente stralciate le norme sugli enti locali. Calderoli: le disposizioni saranno riviste e ammorbidite. I lavori al Senato riprendono martedì: ecco le novità in arrivo
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