Analisi delle disposizioni sui servizi pubblici locali alla luce del dettato normativo introdotto dalla cd manovra di ferragosto, questi i punti di discussione dei lavori della Commissione servizi pubblici locali dell’Anci, svoltasi nella tarda mattinata di ieri presso l’Associazione a Roma, Presieduta da Emilio Del Bono, consigliere comunale a Brescia e che ha visto anche l’intervento del delegato Anci ai servizi pubblici Girorgio Galvagno. La Commissione ha discusso dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, esaminando l’articolo 4 del d.l. 138/2011 convertito in legge 148/2011 e i possibili effetti in materia di partecipate.
“Con la reintroduzione delle norme del Ronchi si ripongono anche i conseguenti nodi irrisolti, soprattutto in relazione ai vincoli stringenti sull’obbligo di dismissione delle partecipazioni comunali nelle società quotate ed a quelli per l’affidamento in house. Anche l’analisi economica che i comuni devono compiere per verificare la possibile liberalizzazione rappresenta con gli altri adempimenti, oneri aggiuntivi per i comuni in una materia che risente di un eccesso normativo”. Queste le parole del presidente Del Bono al termine della seduta.
“La norma interviene poi – continua Del Bono – in maniera frammentaria e non coordinata con altre disposizioni inerenti i comuni piccoli e medi ed il loro obbligo a dimettere. È una questione molto delicata, segnalata da tempo da Anci ma ancora irrisolta, adesso aggravata dall’ulteriore intreccio normativo cha fa salve dal transitorio le disposizioni del d.l. 78/2011, ma che si scontra poi con la reale applicazione della stessa se non con diverse interpretazioni che non ne facilitano l’adempimento”.
“Tutto questo – conclude Del Bono – disorienta le amministrazioni, e rischia di ledere l’autonomia delle stesse; basti pensare che la manovra introduce il controllo sulla corretta dismissione delle società dei piccoli comuni da parte dei Prefetti, tornando indietro anni luce.”
Anche secondo il delegato Galvagno: “La situazione è confusa, invece i comuni necessitino i certezze per poter effettuare un minimo di programmazione. È necessario quindi un confronto con i tecnici del Ministero competente per cercare di tracciare delle linee guida condivise onde fare in modo che, gli adempimenti ai quali comunque siamo chiamati, in materia di partecipate almeno non siano poi facile oggetto di ricorsi presso i tribunali amministrativi”.
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