Province in cerca della verità

L’Upi lombarda commissiona alla Bocconi uno studio sui costi e benefici della soppressione degli enti. Intanto l’Upi nazionale polemizza con l’Idv, che ha raccolto 400mila firme per il trasferimento delle funzioni a regioni e comuni

l 12 Ottobre 2011
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Il Consiglio direttivo dell’Unione delle province lombarde, che si è riunito a Palazzo Isimbardi, ha deciso di avviare, tramite uno studio commissionato all’università Bocconi, una “operazione verità” sui costi e benefici di un’eventuale soppressione di questi enti, ma anche sulla necessità di una riforma complessiva dell’architettura istituzionale del Paese. L’ateneo milanese, in particolare, dovrà evidenziare, con dati certi, vantaggi e svantaggi legati all’abolizione. La tesi di partenza delle province è che, pur rappresentando solo l’1,5% della spesa pubblica, questi enti garantiscono ai cittadini “servizi fondamentali sui versanti della formazione professionale, delle infrastrutture, della pianificazione territoriale e dell’occupazione”. Secondo l’Upi è inoltre necessario attuare una revisione del Patto di stabilità per il triennio 2011-2013. Il Consiglio direttivo ha, infatti, richiesto a Governo, Parlamento e Regione Lombardia non solo di poter ampliare, già da quest’anno, fino al 10% la quota di residui passivi destinati a interventi di parte capitale, ma di alleggerire i tagli operati sui trasferimenti statali alle province (350 milioni, anziché 500, dal 2012). “Crediamo sia improprio che una Manovra tesa a individuare risorse immediate operi una così drastica revisione dei livello di governo intermedi – ha commentato in una nota il presidente della Provincia di Milano Guifo Podestà -. Il servizio studi del Senato ha, peraltro, sottolineato che l’eventuale trasferimento alle Regioni di competenze e di personale determinato dalla soppressione delle Province genererebbe un incremento e non una riduzione di spesa”.

 

POLEMICHE IDV-UPI

Intanto gli enti intermedi sono nel mirino dell’Idv. “Tutti chiedono la riduzione dei costi della politica ma nessuno passa dalle parole ai fatti. Circa 400mila cittadini hanno firmato per chiedere con una legge di iniziativa popolare di riforma costituzionale di abolire le province e noi le porteremo al Presidente della Camera e chiederemo che venga subito messa all’ordine del giorno”. Antonio Di Pietro, con una conferenza stampa nella sede di Italia dei valori ha annunciato l’iniziativa di cui il suo partito si è fatto promotore e che proseguirà con altre petizioni popolari su tutti i disegni di legge per la riduzione dei costi della politica. “Come gruppo parlamentare avevamo già chiesto l’abolizione delle province – ha ricordato il leader di Idv – ma il nostro d.d.l. è stato ignorato in Parlamento, ora agli italiani una risposta va data, non si mettano di traverso con i soliti giochini”. Di Pietro ha ricordato che “è possibile far svolgere le attività oggi prerogativa delle province in parte dai Comuni e in parte dalla regione risparmiando centinaia di milioni di euro che oggi vengono spesi per i dipendenti delle province”. Il leader di Idv lancia anche una stoccata agli alleati del Pd che inizialmente avevano sostenuto la sua proposta in Parlamento “ma siccome la mozione l’aveva fatta Italia dei Valori gli rodeva. E allora la proposta l’abbiamo fatta fare dagli italiani di valore. Voglio vedere se gli rode anche questa volta…”. “Se è sulle cifre che ha diffuso Di Pietro che sono state raccolte le firme per l’abolizione delle province, allora dobbiamo dire chiaramente che l’Idv ha preso in giro 400 mila cittadini italiani. D’altronde il metodo della demagogia spiccia, cui peraltro il presidente dell’Idv ci ha abituato da tempo, non si sposa con l’analisi corretta dei dati né con il rispetto delle istituzioni”, ha controbattuto il presidente dell’Unione province d’Italia Giuseppe Castiglione. “Visto che il suo partito continua a fornirgli dati errati, ci permettiamo di invitare Di Pietro a rifare i conti: i bilanci delle province – ha aggiunto il presidente Upi – ammontano a 12 miliardi di euro. E non è una cifra che può essere stimata perché è certificata dal Ministero dell’economia, dal Ministero dell’interno, dalla Corte dei conti”. Il personale politico delle province da tempo, ha ricordato in particolare il presidente dell’Upi, “non è più composto da 4.200 persone, perché, a differenza del Parlamento, negli enti locali i tagli alla politica sono stati fatti, e per un totale del 70%. Così, con le manovre economiche del 2010 e del 2011, il numero degli amministratori provinciali, tra consiglieri, assessori e presidenti, è stato fissato a non più di 1.700 persone”. “Il compenso degli amministratori nelle province – ha proseguito – dopo le riduzioni operate sia nel numero che nelle retribuzioni, scenderà da qui al prossimo anno dagli attuali 113 milioni di euro a 35 milioni di euro, nemmeno l’1% dei bilanci totali, perché sugli amministratori provinciali, a differenza che sugli onorevoli, sono stati operati i tanto proclamati tagli ai costi della politica. Ristabilite queste verità, ci sentiamo di dire all’On. Di Pietro che da una forza politica presente in Parlamento, e nelle province stesse, ci si aspetta che sia capace di proporre riforme in grado di costruire un Paese migliore, con istituzioni più efficaci, più efficienti, e non di denigrare gli amministratori locali e stravolgere la Costituzione”. L’unico auspicio che abbiamo – ha concluso Castiglione – è che attraverso questa iniziativa del Presidente Di Pietro, esperto uomo di comunicazione e marketing, sia concesso alle province di avere sui media un confronto serio e franco su questi temi, per ristabilire quantomeno la verità delle cose. Un confronto che fino ad oggi ci è stato totalmente negato”. “All’Upi la smettano di fare i finti tonti. I costi della politica relativi alle province, non sono gli emolumenti degli amministratori, bensì tutta la struttura di supporto alla loro attività, che è fatta di costi del personale, di costi delle strutture, delle manutenzioni. Dei costi di tutto ciò che sta attorno al presidente, agli assessori, ai consiglieri. Costi che si possono tranquillamente stimare, a regime, in almeno tre miliardi all’anno”. E comunque “al di là delle cifre, in una situazione come questa, anche un solo centesimo risparmiato è un centesimo guadagnato dai cittadini”. Questa la riposta del presidente vicario del gruppo Idv alla Camera Antonio Borghesi. “Tra l’altro – ha detto ancora Borghesi – i tagli dei trasferimenti di questi anni, hanno reso ancora più inutili le province, che in larga parte spendono i fondi solo per auto-mantenersi e forniscono sempre meno servizi ai cittadini. In più, appena possono, mettono le loro mani nelle tasche dei cittadini, come hanno appena fatto aumentando le tasse sulle assicurazioni automobilistiche”.

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