È stato presentato il 20 ottobre scorso a Bologna il XII Rapporto Ecosistema Scuola pubblicato da Legambiente.
Dall’indagine nazionale sulla qualità delle strutture e dei servizi scolastici, relativa al 2010 e basata su un campione di 91 comuni, è emerso un quadro per lo più sconsolante dello stato degli edifici scolastici italiani dato che sembra non si riesca ad uscire da una condizione di emergenza. Gli enti locali, stretti come sono tra patto di stabilità e mancato trasferimento dei fondi dallo Stato hanno poche risorse da investire e spesso, nell’opera di rideterminazione degli stessi si privilegiano opere urgenti.
“Già da luglio di quest’anno l’Anci ha chiesto di convocare una conferenza Stato-Regioni specifica su questi temi per capire quale somma il Governo intende investire sull’edilizia scolastica, anche se il vero problema risiede nella legge 23 del ‘96, la quale è finanziata solo saltuariamente e quindi non c’è un vero piano nazionale in merito”, dichiara Iuna Sassi, Assessore alla scuola del Comune di Reggio-Emilia che ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione del rapporto in rappresentanza dell’Associazione dei comuni.
“Il 60% degli edifici, secondo la ricerca, risalgono a prima degli anni ‘60 e paradossalmente stanno meglio di quelli costruiti successivamente – continua l’assessore – ed è una situazione che interessa tendenzialmente tutto il paese”. L’aumento della popolazione con il conseguente incremento degli alunni per classe completa il quadro di un’educazione – almeno per quel che riguarda le strutture – in crisi, dove per esigenze di spazio “i laboratori sono sostituiti dalle aule per le lezioni con conseguente impoverimento dell’offerta formativa”.
“Un quadro preoccupante – sottolinea Sassi – che impone al Governo di fare dei ragionamenti seri sul patto di stabilità. Escludere le opere di edilizia scolastica dal patto potrebbe essere un segno positivo per la qualità e la sicurezza dei ragazzi oltre che un incentivo allo sviluppo economico, visto che le imprese potrebbero trovare lavoro in un opera pubblica di indubbia utilità”.
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