La preoccupazione dell’Anci espressa ieri in audizione alla Commissione di controllo del Consiglio d’Europa sullo stato di attuazione della Carta europea delle autonomie in Italia. “L’Anci si pone come obiettivo primario quello di pianificare una road map per affrontare tutte le criticità che le autonomie locali vivono in questo momento”. È quanto ha dichiarato Andrea Di Sorte, Componente dell’Ufficio di Presidenza dell’Anci che ieri ha rappresentato l’Associazione dei comuni nell’audizione alla Commissione di controllo del Consiglio d’Europa in merito allo stato di attuazione della Carta europea delle autonomie in Italia. Solo per fare qualche esempio Di Sorte ha citato quindi la revisione del patto di stabilità, la cui applicazione è stata inspiegabilmente estesa ai comuni fino a 1.000 abitanti (in precedenza il limite era fissato ai 5.000); la decisione di abolire le province; la scomparsa, dalla Agenda parlamentare, della discussione sulla Carta delle autonomie. “Senza tornare sulla questione dei tagli ai comuni – ha affermato Di Sorte – che l’Anci ha già avuto modo di denunciare, l’incongruenza che più ci ha sorpreso è stata l’inserimento di micro misure di riorganizzazione istituzionale in provvedimenti di «somma urgenza», che hanno prodotto dei «mostri» costituzionali come l’articolo 16 della manovra bis che prevede, tra l’atro, l’obbligatorietà delle unioni per i comuni sotto i 1.000 abitanti”. “In Italia la democrazia locale ha tradizioni radicate nella storia politica e istituzionale. Le istituzioni comunali rappresentano il livello di governo più innovativo e flessibile. Tuttavia la democrazia locale italiana è costretta a vivere, ormai da diversi anni, una situazione contraddittoria” ha ricordato ai membri della Commissione il direttore di IFEL, Pierciro Galeone. “Dal 1990 – ha sottolineato – l’evoluzione istituzionale, infatti, ha preso la direzione della valorizzazione dell’autonomia locale. La riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 ha chiuso un decennio segnato non solo da una ampia innovazione normativa ma anche da una forte vitalità politica dei comuni. Gli anni successivi sono stati segnati, invece, da una lenta ed incompleta attuazione della riforma costituzionale. Dopo 10 anni dall’introduzione delle nuove norme, mentre l’art. 119 sul federalismo fiscale è giunto ai decreti attuativi, la disciplina delle funzioni e dei compiti dei comuni è ancoraall’esame del Parlamento. Non solo: a fronte di un disegno costituzionale che valorizza l’autonomia locale, le politiche dei Governi nazionali degli ultimi anni hanno prodotto una riduzione degli spazi di concreta autonomia a disposizione dei comuni”. Galeone ha quindi concluso il suo intervento auspicando che “negli anni che ci attendono il sistema istituzionale italiano esca da questa contraddizione tra disegno istituzionale e concrete politiche statali. È necessario farlo, a partire dal senso di responsabilità che i comuni hanno mostrato di fronte alla crisi finanziaria. La sfida è quella di risanare i conti pubblici e far ripartire la crescita del Paese non comprimendo l’autonomia comunale ma anzi – ha concluso – valorizzando i meccanismi di responsabilità e trasparenza che sono propri della democrazia locale”.
Anci, molte le criticità che vanno affrontate in provvedimenti di riforma organica delle autonomie locali
L’Associazione dei comuni ha espresso preoccupazione ieri in audizione alla Commissione di controllo del Consiglio d’Europa sullo stato di attuazione della Carta europea delle autonomie in Italia
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