Dieci miliardi di euro: è la cifra che servirebbe in Italia ogni anno per colmare le lacune e gli squilibri infrastrutturali nei principali settori dei servizi pubblici locali, evitando emergenze ambientali e idrogeologiche come quelle che si verificano in prevalenza, ma non solo, nel Mezzogiorno. Il dato è stato reso noto a Verona in occasione della presentazione del rapporto Confservizi-Nomisma-Unicredit sullo stato di salute dei servizi pubblici locali.
Investimenti che, per essere efficaci, dovrebbero protrarsi per più anni; 30 nel caso degli acquedotti, 7-10 per il trasporto pubblico locale e 5 per gas e igiene urbana. Tra le voci più significative nel panorama degli investimenti attuali il settore dei rifiuti, che nel 2010 ha registrato un aumento dei ricavi pari al 3,7%, a fronte di nuovi fondi per 1,1 miliardi di euro. Lenti ma progressivi i passi sulla strada della riduzione della raccolta indifferenziata, scesa di quasi 15 punti in un decennio per attestarsi su una percentuale del 72,5%.
Cresce, per contro, la quota della raccolta differenziata, salita nello stesso periodo di 15 punti per raggiungere una media nazionale del 27,5%. Restano, comunque, i problemi di sempre: nella raccolta differenziata il valore del Mezzogiorno (circa l’11%) è meno della metà della media nazionale e poco più di un quarto rispetto alle regioni settentrionali (il 41,5% nel Nordovest e il 43,7% nel Nordest).
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