Tesoreria unica per le scuole

Il decreto legge 95/2012 sulla spending review interviene nel settore della pubblica istruzione rivoluzionando la contabilità. Per Bankitalia un miliardo di maggiori disponibilità. I comuni già in fibrillazione per l’impatto della manovra

9 Luglio 2012
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Lo Stato si mette a dieta e tra tagli, soppressioni e accorpamenti con la revisione della spesa risparmierà complessivamente 26 miliardi. Risorse già impegnate per evitare l’aumento dell’Iva, ‘salvaguardare’ altri 55.000 esodati e per tener fede ad alcune spese già in programma, tipo il rifinanziamento delle missioni internazionali, o per far fronte a nuove emergenze come la ricostruzione post terremoto. Ma via via che si dipanano le analisi sul testo del decreto-legge 95/2012 sulla spending review, pubblicato venerdì sera sulla Gazzetta Ufficiale, spuntano sorprese per le pubbliche amministrazioni. È il caso del settore pubblica istruzione, dove per esempio viene istituito un servizio di tesoreria unica per le scuole nel quale confluiranno tutte le risorse finanziarie attualmente depositate presso istituti bancari privati. In questo modo Banca d’Italia disporrà di una maggiore disponibilità di cassa di circa un miliardo di euro, con conseguente economia data dal miglioramento dei saldi di cassa e una minore spesa di interessi sul debito pubblico quantificabile in circa 8 milioni per il 2012 e 29 milioni a regime. Le scuole a questo punto potranno gestire la propria liquidità come fanno già ora gli enti di ricerca. E ancora, attraverso un’opera di razionalizzazione nella gestione delle risorse finanziarie del ministero, 30 milioni verranno messi a disposizione delle scuole per le proprie spese di funzionamento mentre una ulteriore somma di pari importo andrà a contribuire ai miglioramenti dei saldi di cassa. In linea con un orientamento di maggiore equità, la spesa per compensi aggiuntivi al personale impegnato nell’attività di controllo sull’attività amministrativa e contabile delle istituzioni scolastiche porterà un risparmio annuo alle scuole quantificabile in 8 milioni, mentre più in generale si prevede di impiegare il personale dichiarato inidoneo all’insegnamento ma con mantenuta capacita lavorativa, in attività amministrative presso le stesse scuole, nell’ambito regionale. Da questa misura si ottiene una riduzione di spesa nell’immediato di 38,5 milioni, che a regime supereranno i 100. Trasferita alle regioni una somma forfettaria di 23 milioni circa che consentiranno alle scuole di poter usufruire senza oneri finanziari e amministrativi delle visite fiscali. Previsto l’utilizzo dei docenti senza cattedra per attività di docenza in materie affini. Fermo restando l’accertamento delle competenze necessarie a garantire il risultato didattico atteso. In particolare verificando il possesso degli idonei titoli di studio. Stanziati 200 milioni alle scuole non statali. La somma è leggermente inferiore a quella stanziata negli scorsi anni e rientra nella dotazione che il Miur assegna tutti gli anni alle scuole paritarie. Arrivano 10 milioni per le università non statali, cifra inferiore a quella assegnata negli scorsi anni agli atenei privati, pari a 20 milioni. Si destinano 90 milioni in più per il diritto allo studio e 103 milioni per la gratuità dei libri di testo nella scuola secondaria di primo grado ( per le primarie i libri di testo sono assicurati gratuitamente dai comuni). In questo caso lo stanziamento rimane invariato rispetto a quello degli scorsi anni. In generale però, la spending review, che si configura come una vera e propria manovra finanziaria, con il suo bagaglio di tagli per le amministrazioni locali mette già in fibrillazione sindaci e presidenti. E fa pensare a un’estate caldissima sul fronte delle proteste. “Non accetteremo i due miliardi di tagli che ci propone il Governo, i nostri bilanci scoppierebbero. Abbiamo già dato 8 miliardi di risparmi in questi anni come Comuni, altri non possono dire d’aver fatto altrettanto”, tuona il sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci, Graziano Delrio, avanzando – in una nota – proposte diverse per ottenere risparmi nei comuni. “Al commissario Bondi – sottolinea – ho detto che accetteremo piuttosto che prenda i contratti dei comuni con le assicurazioni, li centralizzi tutti, chiami tutte le compagnie assicurative e imponga loro di scontare il 20 per cento sul contratto. Così risparmieremo 300 milioni di euro all’anno. Centralizziamo i contratti assicurativi: questo è risparmio”. “Un altro risparmio di spesa? Il Governo – ha proseguito – dica alle banche che, attraverso un contratto unico nazionale, le commissioni di spesa pagate dai comuni per le operazioni bancarie vengono ridotte del 20%. Può farlo. Altro che intervenire accentrando le tesorerie in una tesoreria unica, che ci ha tolto risorse e non ha risolto i problemi di liquidità dello Stato”.

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