Fuoco di fila sulla spending review

La Provincia di Matera ha avviato il ricorso al TAR del Lazio contro il decreto

30 Agosto 2012
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Spending review sotto un fuoco di fila incrociato. La Provincia di Matera ha avviato il ricorso al TAR del Lazio contro il decreto sulla spending review che prevede l’accorpamento degli enti intermedi. Secondo l’ente lucano i due parametri fissati per il riordino (350mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati) non sarebbero sufficienti a giustificare l’abolizione di un ente costituzionale. Al Tribunale amministrativo del Lazio la Provincia di Matera eccepirà anche vizi di legittimità costituzionale della legge di conversione n. 135 del 2012. “Abbiamo fiducia nella magistratura amministrativa e costituzionale – sottolinea il presidente Franco Stella – che non potranno non considerare anche l’allarme sociale che si verrebbe a creare nelle 31 comunità private, all’improvviso, oltre che della provincia anche di presidi statali fondamentali. Il nostro territorio ha caratteristiche uniche che poco hanno a che vedere con quantificazioni numeriche. Ospitiamo, tra le altre, l’unica città al mondo dove c’è tutta la storia dell’uomo. Testimonianze che non hanno eguali e che non sarebbero più tutelate.” Nell’atto deliberativo con il quale è stata predisposta l’impugnativa contro il Governo, viene evidenziato che il paventato risparmio, sarebbe assente.
“I servizi al cittadino – ha concluso il presidente – dovranno comunque essere garantiti attraverso l’attività lavorativa del personale provinciale. Dunque un inutile quanto dannoso provvedimento governativo che l’amministrazione non può accettare”. Intanto proteste e conferme di sciopero, sempre in tema di spending review, arrivano dal fronte sindacale. “Non è pensabile che il Governo non tenga nella dovuta considerazione le istanze dei dipendenti pubblici, le loro esigenze ed i loro bisogni, nel momento in cui si devono operare significativi tagli alla spesa pubblica”, si legge in una lettera inviata dal Dipartimento pubblico impiego dell’Ugl al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Filippo Patroni Griffi, in vista dell’incontro del prossimo 4 settembre sui tagli alla spesa pubblica. Pur ritenendo che la riunione in calendario sia un’importante occasione di confronto, senza cambiamenti sostanziali nell’attuale linea del Governo “continueranno – si precisa nella lettera – le iniziative di lotta da tempo intraprese, che culmineranno nello sciopero generale del pubblico impiego fissato per il 28 settembre 2012”. “La pubblica amministrazione – è scritto nella missiva – presenta delle lacune di organico che in alcuni settori sono molto significative, al punto da inficiare il funzionamento stesso degli uffici e la fornitura ai cittadini dei relativi servizi: per questo motivo, non condividiamo il progetto di sfoltimento degli organici con i prepensionamenti, piuttosto, crediamo sarebbe molto più proficuo avvalersi delle professionalità esistenti attraverso un loro reimpiego proprio in quei settori maggiormente carenti dal punto di vista degli organici”. Sempre a proposito di province, invece, da segnalare un’iniziativa proveniente dall’Abruzzo. Dove nella proposta per il riordino lanciata dal consigliere regionale abruzzese Emilio Nasuti, del Pdl, e presidente della commissione Bilancio, spicca l’ipotesi di fusione delle attuali province di Chieti e Pescara e l’istituzione di un comune unico (capoluogo della nuova provincia) che comprenda gli attuali comuni di Chieti, Pescara, Francavilla al Mare, Montesilvano, Spoltore e San Giovanni Teatino. “È la soluzione piu’ logica – spiega Nasuti – che risponde in pieno allo spirito della spending review”. Secondo Nasuti, le province di Chieti e Pescara, oltre ad avere contiguità territoriale, dispongono di una serie di infrastrutture e servizi comuni (ferrovie, aeroporto, autostrade, università, asse attrezzato). “Anche a livello sociale esiste una forte interconnessione di alcune aree dei territori verso l’altro capoluogo: si pensi a esempio a Francavilla con Pescara o a Manoppello con Chieti”, sostiene Nasuti, secondo cui il Cal dovrebbe prendere seriamente in esame questa ipotesi, si tratterebbe dell’unica soluzione per assicurare davvero una svolta all’attuale governance del territorio e lasciare una grande eredità alle nuove generazioni.

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