Via libera dal Consiglio dei Ministri al disegno di legge il disegno di legge in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo. Il d.d.l. approvato venerdì scorso si caratterizza innanzitutto per fissare l’estensione massima di superficie agricola edificabile nazionale; le Regioni, a loro volta, la stabiliscono su scala regionale e la ripartiscono tra i comuni. “Con questo d.d.l. – è il commento del Ministro dell’agricoltura Mario Catania – si intende limitare il processo di cementificazione delle aree agricole e porre fine a un trend assai pericoloso per gli assetti idrogeologici, la filiera alimentare e, ovviamente, il paesaggio”. Il d.d.l. spiega il Ministro, ha anche altri punti forti a tutela del suolo fertile: “Per rendere il sistema ancora più solido abbiamo previsto di interdire i cambiamenti di destinazione d’uso per i terreni agricoli che abbiano ricevuto aiuti dalla Ue per i successivi cinque anni al recepimento dei sostegni”. Si abroga inoltre la norma che consente che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità – consistente nel concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria – e siano invece destinati alla copertura delle spese correnti dell’ente locale. Verrà anche istituito un comitato con la funzione di monitorare il consumo di superficie agricola sul territorio nazionale e il mutamento di destinazione d’uso dei terreni agricoli. Sui tempi di approvazione, “occorre prendere atto dei tempi ristretti della legislatura, ma non mi sento di escludere che possa essere approvato. Dipende dalla possibilità o meno di avere la sede deliberante in commissione. Se i due rami del Parlamento daranno l’autorizzazione i tempi ci sono”, afferma il ministro dell’Agricoltura Mario Catania. Piccata la reazione delle autonomie. “I Comuni italiani sono un po’ stanchi di apprendere quotidianamente di proposte di legge che li riguardano, che un giorno appaiono ed il giorno dopo scompaiono, e tutto questo senza che su di esse ci sia mai stato un confronto serio con i comuni stessi”, risponde Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno e componente dell’Ufficio di Presidenza Anci. “Siamo tutti d’accordo sul fatto che è sbagliato utilizzare i fondi derivanti dagli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente – sottolinea Cosimi – E lo siamo al punto che da anni abbiamo posto come Anci il problema, segnalando la necessità di un confronto serio con il Governo sull’argomento. Oggi invece ci troviamo di fronte alla approvazione in via preliminare di una bozza di testo che interviene su un tema importante quale è quello dei bilanci dei Comuni; che lo fa proprio mentre i bilanci sono ancora aperti a causa delle incertezze sulle entrate che tutti oramai conoscono; che interviene su criteri amministrativi e di bilancio senza averne nemmeno parlato con i Comuni che quei bilanci devono redigere”. “Ripeto – conclude Cosimi – tutti d’accordo su quale sia l’uso più corretto degli oneri di urbanizzazione, ma non si cambino le regole a partita iniziata, e soprattutto senza averne discusso con chi quella partita sta giocando”. Positive invece le reazioni dei proprietari di immobili. Il d.d.l. “persegue un obiettivo che la Confedilizia indica come prioritario da diversi anni”, afferma in una nota il presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani. “Ora, – prosegue – si tratta di evitare che il provvedimento subisca stravolgimenti, in qualsiasi sede. Dal canto loro, le regioni e i comuni possono già favorire sin d’ora le ristrutturazioni degli edifici non occupati perché bisognosi di costosi lavori di riattamento differenziando significativamente gli oneri urbanistici relativi da quelli previsti per le nuove costruzioni, così come lo Stato può favorire anch’esso le ristrutturazioni con la previsione di specifiche, adeguate agevolazioni fiscali”.
I CONTENUTI
Di seguito, in sintesi, i punti principali del provvedimento come riassunti nel comunicato stampa di Palazzo Chigi:
- Vengono identificati come “terreni agricoli” tutti quelli che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola;
- Si introduce un meccanismo di identificazione, a livello nazionale, dell’estensione massima di terreni agricoli edificabili (ossia di quei terreni la cui destinazione d’uso può essere modificata dagli strumenti urbanistici). Lo scopo è quello di garantire uno sviluppo equilibrato dell’assetto territoriale e una ripartizione calibrata tra zone suscettibili di utilizzazione agricola e zone edificate;
- Si prevede il divieto di cambiare la destinazione d’uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuto di Stato o di aiuti comunitari. Nell’ottica di disincentivare il dissennato consumo di suolo, l’intervento mira a evitare che i terreni che hanno usufruito di misure a sostegno dell’attività agricola subiscano un mutamento di destinazione e siano investiti dal processo di urbanizzazione.
- Viene incentivato il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l’attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti.
- Si istituisce un registro presso il Ministero delle politiche agricole al fine di identificare i comuni interessati, i cui strumenti urbanistici adottati non prevedono l’ampliamento di aree edificabili o un aumento inferiore al limite determinato dalle regioni, che possono chiedere di essere inseriti.
- Si abroga la norma che consente che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità – consistente nel concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria – e siano destinati alla copertura delle spese correnti da parte dell’ente locale. (Si tratta della disposizione fortemente criticata dall’Anci, n.d.r.).
- Si abroga inoltre la norma che prevede che una percentuale dei proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal testo unico in materia edilizia sia utilizzata per il finanziamento delle spese correnti dell’ente locale. Il fine è quello di disincentivare l’attività edificatoria sul territorio.
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