Questa volta, il tassello che si aggiunge alla riforma della macchina statale propugnata dall’esecutivo tecnico in scadenza, riguarda i dettami di comportamento per tutti i dipendenti, eletti o funzionari della pubblica amministrazione. L’esigenza di aggiornare questo corpus di regole si è manifestata soprattutto in seguito ai continui scandali che, nella seconda parte del 2012, hanno riguardato alcune regioni, in special modo Lazio e Sicilia, dove sprechi, malversazioni e contributi a pioggia hanno spolpato le casse pubbliche. Il provvedimento, che riguarda oltre3 milioni di dipendenti pubblici, ha già ottenuto l’ok da parte di enti locali, Regioni e Consiglio di Stato.
Così, a fare le spese dell’ennesimo giro di vite nei confronti della pubblica amministrazione, sono ancora i lavoratori i quali, dopo aver subito l’ondata di esuberi firmata dal Ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi, si vedono ora costretti a obbedire ai nuovi “comandamenti” del buon pubblico ufficiale.
In tutto, gli articoli del provvedimento che arriva in Consiglio dei ministri sono 17 e riguardano alcune delle attività più frequenti che riguardano l’intera filiera del pubblico, dai ministri ai sottosegretari, ai dirigenti, fino a consulenti e fornitori. Tra le strette portate dal nuovo testo, troviamo le auto blu, oppure l’utilizzo di Internet e telefoni cellulari per motivi personali.
Non solo: nel novero di comportamenti dichiarati illegali, troviamo innanzitutto il divieto assoluto di fornire “regali, compensi e altre utilità”, ivi inclusa l’impossibilità sia di richiedere che di accettare doni, anche senzamanifestazione di volontà precedente. A salvarsi, spiega il regolamento sono esclusivamente “quelli d’uso di modico valore effettuati occasionalmente nell’ambito delle normali relazioni di cortesia”.
La soglia massima dei benefit concessi ai pubblici rappresentanti, spiega il provvedimento, è da intendersi a 100 euro, allargabili in situazioni rare fino a 150. Beninteso, però, il principio si estende anche alle altre “gentilezze” nei confronti dei pubblici impiegati, ossia anche alla somministrazione extra di prezzi agevolati o buoni pasto in eccesso.
Le norme sono da intendersi in vigore per tutti i parenti fino al secondo grado del funzionario pubblico e il loro divieto è da leggere in maniera bidirezionale, cioè sia da sottoposto a superiore e viceversa. Ciò che spetta agli alti dirigenti, invece, è il ruolo di rendere consapevole l’ente di eventuali partecipazioni di soggetti a istituti o aziende che possano scatenare casi di conflitto d’interesse, sempre entro il secondo grado di legame di sangue.
E proprio il tema del conflitto d’interessi tra pubblico e privato è una delle colonne delle linee di condotta generali del d.P.R. In questo ambito, il Codice invita tutti i funzionari a una rigida osservazione delle prerogative costituzionali (“integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza”), con l’assoluto stop all’utilizzo in forma privata di informazioni arrivate “per ragioni d’ufficio”.
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