Scade oggi, alle 13,00, il termine per proporre gli emendamenti al decreto 35/2013 in Commissione speciale alla Camera e le ultime indicazioni sembrano seguire la direzione della semplificazione e l’ampliamento della dote nel 2014. Si stringe così sulle modifiche apportate al decreto che sblocca i pagamenti della pubblica amministrazioneper poco meno di 40 miliardi in due anni. L’innovazione principale sulla quale si registra confluenza ha a che fare con l’immissione di termini perentori per le pubbliche amministrazioni che sono chiamate a saldare i crediti vantati da aziende, professionisti e cooperative. Il decreto infatti è volto a disciplinare i rapporti tra i vari livelli di governo, stabilendo i termini entro i quali le p.a. possono ottenere la liquidità di cui hanno bisogno, ma non precisando poi il trasferimento delle suddette risorse ai creditori.
Allo studio risulta un termine di scadenza piuttosto ravvicinato, si parla infatti di 30 giorni. Si pone in rilievo anche l’introduzione di vincoli di destinazione più limpidi, volti a dare la garanzia che i trasferimenti di risorse tra i livelli di governo vengano consecutivamente tramutati in liquidità, una liquidità che alla fine deve essere confluita nel conto corrente delle imprese (anche qualora sussistano dei debiti delle società in house delle amministrazioni). Tutto questo, però non sembra bastare. Si opera anche per rendere più chiara la definizione di crediti al 31 dicembre 2012 che possono venire saldati, adeguando la medesima alla definizione inclusa nella direttiva europea la quale, a sua volta, regola i tempi massimi di pagamento per le forme contrattuali stipulate a partire dal 1° gennaio 2013. Potrebbe allegarsi poi la specificazione che esplicita come l’oggetto in questione riguardi i pagamenti effettuati a titolo di corrispettivo in una transazione commerciale, così come potrà essere meglio precisata la stessa identificazione delle aziende alle quali sarà riservata priorità nel saldo dei crediti.
Avverabile inoltre l’anticipo di un paio di mesi della scadenza (15 settembre 2013) entro la quale le p.a. sono tenute ad effettuare la ricognizione complessiva dei debiti pregressi. Per quanto attiene al versante delle risorse, la maggiore novità potrebbe riguardare direttamente l’allentamento del Patto di stabilità interno anche per tutto il 2014, andando così a liberare direttamente pagamenti degli enti locali per altri 7-7,5 miliardi rispetto ai 5 miliardi del 2013. Rimane perciò completamente aperta la partita delle compensazioni: l’anticipo al 2013 dell’innalzamento della soglia di compensazione tra crediti e debiti fiscali (da 516mila a 700mila euro) fissato per il 2014 sembra sfumare, mentre sembrano riservarsi ancora speranze per l’estensione della tipologia di debiti fiscali compensabili tramite crediti commerciali. In discussione, infine, anche il ruolo della Cassa depositi e prestiti. Non viene del tutto escluso, al riguardo, un maggiore coinvolgimento. Tra le ipotesi che si presentano, la cui effettiva realizzabilità risulta tuttavia ancora da verificare, figura persino la cessione di una parte dei crediti delle imprese direttamente alla Cdp. Viene confermata, poi, la deroga per le imprese non in regola con il Durc proprio a causa dei mancati o ritardati pagamenti.
Proprio con attinenza a quest’ultimo punto, infatti, una delle proposte di emendamento che confluirà tra le pagine della relazione presentata oggi da Giovanni Legnini (Pd) e Maurizio Bernardo (Pdl), entrambe relatori alla Camera dei Deputati in merito al decreto pagamenti, riguarda la concessione alle imprese della possibilità di poter ottenere una rimessione in termini, al fine di conseguire il Documento unico di regolarità contributiva (Durc), necessario a partecipare alle gare d’appalto. I due relatori alla Camera, rispondendo allo scopo di incontrare le esigenze delle imprese, esporranno la proposta per retrodatare il Durc al momento della certificazione del credito.
All’ottenimento del Documento unico di regolarità contributiva viene, pertanto, subordinata la prerogativa per le imprese di prendere parte alle gare d’appalto. Qualora la suddetta richiesta venisse avallata, dopo aver conseguito la certificazione del credito nei confronti della pubblica amministrazione, la singola impresa avrebbe così la possibilità di ottenere il Durc simultaneamente al momento di inoltro della richiesta stessa al fine di procurarsi la compensazione. Il meccanismo consentirebbe alle imprese di risultare idonee ai fini del Durc, non al momento della concreta compensazione debito-credito, che comporterebbe il mantenimento di una posizione di irregolarità sino all’effettivo pagamento, bensì nel momento stesso in cui la domanda di compensazione sarà inoltrata.
Giovanni Legnini ha evidenziato: “Una vera e propria rimessione in termini, quindi, volta ad andare incontro alle esigenze delle imprese in crisi, che non sono riuscite ad adempiere agli oneri tributari”. Parallelamente alla questione Durc, oggi, verranno presentate altre due proposte. La prima avrà a che fare con la possibilità che dovrebbe consentire di semplificare la procedura di ottenimento della certificazione del credito, senza la quale non si può conseguire né la compensazione effettiva né il Durc. Una riconsiderazione, dunque, del procedimento di controllo sull’accreditamento delle imprese e degli enti. La seconda proposta, invece, avrà ad oggetto la possibilità di estendere la compensazione anche ai debiti fiscali, così come richiesto a più riprese, in sede di audizione, dai rappresentanti delle diverse associazioni e categorie.
Attualmente, difatti, la compensazione tramite i debiti della pubblica amministrazione, è prevista esclusivamente in caso di accertamenti con adesione, inviti a comparire, acquiescenza, definizione sanzioni, conciliazioni giudiziali e mediazioni, emessi dall’Agenzia delle entrate. La medesima risulta, di contro, esclusa con debiti ordinari, ravvedimenti operosi ed avvisi d’irregolarità. Rispecchiando quanto proposto in sede di audizione, nello specifico dall’Associazione nazionale comuni italiani e dall’Unione province d’Italia, verrà anche avanzata la proposta atta ad allentare il patto di stabilità nei confronti dei comuni cosiddetti virtuosi, ossia quelli che hanno dimostrato di risultare in linea con i pagamenti.
“Un allentamento in questo senso – ha rimarcato Maurizio Bernardo – sarà possibile solo nel momento in cui, l’allentamento dei vincoli del patto, non si traduca in un’agevolazione per quei comuni che ancora non hanno pagato”. Con specifica attinenza al merito, ha specificato poi Bernardo “la proposta avanzata, sarà nel senso di prevedere un intervento correttivo, che non penalizzi, ma anzi agevoli tutti i comuni che, col rischio di dovere essere assoggettati al Patto di stabilità, si sono adoperati per essere adempienti”. Successivamente al termine di scadenza fissato per oggi, alle ore 13.00, in vista della proposizione degli emendamenti, si svolgerà domani e giovedì alle 16.00 la consecutiva disamina degli emendamenti avanzati. Con riguardo alla discussione in aula della versione definitiva del decreto pagamenti risulterà, infine, necessario attendere fino alla settimana del 6 maggio.
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