Nel 2011 il 13% dei consumi di energia dell’Unione europea è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, rispetto al 7,9% del 2004 e a fronte di un obiettivo finale del 20% del 2020. Questa la fotografia scattata da Eurostat (> ricerca Eurostat), l’Istituto di statistica dell’Ue.
L’Italia, in particolare, ha raggiunto quota 11,5%, facendo registrare un significativo passo avanti rispetto al 2004, quando era ferma al 4,9%, ma mostrandosi ancora lontana dal suo target al 2020 (17%). L’Estonia, a questo proposito, è il primo Paese dell’Unione a 27 ad aver già centrato il suo obiettivo del 25% previsto per il 2020, avendo raggiunto quota 25,9%.
Secondo i dati Eurostat, nell’Ue le reginette delle fonti verdi sono tutte nel Nord Europa: Svezia (46,8% dei consumi da rinnovabili), Lettonia (33,1%), Finlandia (31,8%) e Austria (30,9%). Poca cosa rispetto al 64,7% della Norvegia, ormai a un passo dall’obiettivo del 67,5% del 2020. Le “cenerentole” Ue sul fronte rinnovabili sono invece Malta (0,4% contro un obiettivo del 10% per il 2020), Lussemburgo (2,9% e il suo target e’ dell’11%), Gran Bretagna (3,8% contro un obiettivo del 15%), Belgio (4,1% contro il 13%) e Olanda (4,3% rispetto ad un obiettivo del 14%). La Croazia, che dal primo luglio sara’ il 28/o Stato membro, e’ al 15,7%, contro un obiettivo del 20%.
A registrare il salto maggiore nella fetta di energia da rinnovabili fra il 2004 e il 2011 sono invece Svezia (dal 38,3% al 46,8%), Danimarca (dal 14,9% al 23,1%), Austria (dal 22,8% al 30,9%), Germania (dal 4,8% al 12,3%) ed Estonia (dal 18,4% al 25,9%).
(Fonte: Eco dalle città)
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