Pubblicato il Rapporto annuale 2013 dell’Istat. Fra i temi evidenziati ci sono anche i debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni, che ammontavano a fine 2012 a 63,1 miliardi, in calo rispetto ai 65,7 miliardi dell’anno precedente. L’inversione di tendenza rispetto alla dinamica crescente registrata tra 2009 e 2011 “può essere attribuita agli effetti dei tagli della spending review”. La parte più consistente dei debiti è concentrata nel comparto sanità, con una quota pari a circa il 57% del totale.
Aumentano i giovani che non lavorano né studiano
In Italia 2,2mln di giovani non lavorano né studiano, la quota più alta in Europa. Lo certifica l’Istat secondo il quale i senza lavoro sono 6mln ma 3mln non lo cercano. Solo il 57% dei giovani lavora entro tre anni dal diploma o laurea ed il 53% dei disoccupati attende oltre un anno per trovare impiego. In profondo rosso potere d’acquisto (-4,8% nel 2012) e consumi (-4,35); 15 mln di persone sono in condizione di deprivazione o disagio economico, mentre il peso del fisco sul reddito familiare e’ al top dal 1990.
Nel 2012 marcata perdita potere d’acquisto
Inoltre per quanto riguarda gli aspetti economici nel corso del 2012 la marcata perdita del potere d’acquisto delle famiglie, a cui ha molto contribuito l’aumento del prelievo fiscale, ha determinato un crollo dei consumi in termini reali. Gli investimenti hanno risentito della caduta dei livelli produttivi, in presenza di ampi margini di capacità produttiva ancora inutilizzata, e delle difficoltà per le imprese nell’accesso al credito bancario, che si sono riacutizzate a inizio anno.
Più di 8 mln di persone sono in grave disagio
Sono quasi 15 milioni a fine 2012 gli individui in condizione di deprivazione o disagio economico, circa il 25% della popolazione (40% al Sud). In grave disagio sono 8,6 milioni di persone, cioe’ il 14,3%, con un’ incidenza piu’ che raddoppiata in 2 anni (6,9% nel 2010).
Le persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo sono quasi 6 milioni, se ai 2,74 milioni di disoccupati si sommano i 3,08 milioni di persone che si dichiarano disposte a lavorare anche se non cercano (tra loro gli scoraggiati), oppure sono alla ricerca di lavoro ma non immediatamente disponibili.
Con la crisi le famiglie tagliano sul cibo
Le famiglie italiane che, tra il 2011 e il 2012, hanno ridotto la qualità o la quantità degli alimentari acquistati, è aumentata dal 53,6% al 62,3% e nel Mezzogiorno arriva a superare il 70%. Si tratta, si legge nel rapporto Istat, soprattutto di famiglie che diminuiscono la quantità (34,9% nel Nord e 44,1% nel Mezzogiorno), ma una percentuale non trascurabile, e in deciso aumento, e’ anche quella di chi, oltre a diminuire la quantità, riduce anche la qualità dei prodotti acquistati.
Tra 2008 e 2012 disoccupati aumentati di un milione
Tra il 2008 e il 2012 i disoccupati sono aumentati di oltre un milione di unità, da 1,69 a 2,74 milioni, ma e’ cresciuta soprattutto la disoccupazione di lunga durata, ovvero le persone in cerca di lavoro da almeno 12 mesi (+675.000 unita’) che ormai rappresentano il 53% del totale (44,4% la media Ue).
Scende (di poco) la propensione al risparmio
Nel 2012 la propensione al risparmio delle famiglie italiane si e’ attestata su livelli sensibilmente inferiori rispetto alle famiglie tedesche e francesi, avvicinandosi a quella del Regno Unito, tradizionalmente la più bassa d’Europa. Lo scorso anno la propensione e’ scesa all’8,2%, ovvero 0,5 punti percentuali in meno del 2011 e 4 punti percentuali in meno rispetto al 2008.
Scende la fiducia verso le Istituzioni centrali
Ne Rapporto annuale 2013 dell’Istat si evidenzia inoltre che l’Italia esprime una diffusa insoddisfazione dei cittadini verso il Parlamento e i partiti politici: in una scala da zero a 10, giudizi positivi vengono attribuiti soltanto alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco.
La fiducia nelle istituzioni locali si colloca ad un livello intermedio: al governo regionale e provinciale viene assegnato dai cittadini un punteggio medio pari a 3,7, a quello comunale 4,5.
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