Sono già quasi 16 i miliardi a disposizione degli enti locali e delle amministrazioni pubbliche per pagare i debiti con le imprese. Tra erogazioni finanziarie vere e proprie, rimborsi fiscali e deroghe al Patto di stabilità interno, il Tesoro ha di fatto sbloccato 15,7 miliardi di euro (sui 20 totali previsti per quest’anno) che ministeri, regioni, province e comuni stanno già iniziando a dirottare progressivamente verso le aziende assetate di liquidità, dando un contributo capace, secondo il Ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni, di “alterare in positivo” le condizioni in cui versa l’economia italiana. L’iter procede dunque secondo i tempi previsti, tanto che il Governo, ha annunciato Saccomanni, potrebbe anche decidere, alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, di procedere ad una nuova tranche di pagamenti, anticipando parte, o addirittura tutto, l’importo previsto per il 2014 (altrettanti 20 miliardi).
A settembre sarà infatti completata la mappatura dei debiti voluta dall’esecutivo, che dovrebbe dare finalmente un quadro certo dell’ammontare del fenomeno. Finora i dati della Banca d’Italia stimavano un importo totale di circa 90 miliardi. Ma il dato, ha spiegato il Ministro, è stato elaborato “dal lato dei creditori, non delle amministrazioni debitrici come invece stiamo tentando di fare ora”. Una volta fotografata la situazione con precisione, una volta verificato che il meccanismo di erogazione degli enti locali funziona senza intoppi e con le condizioni finanziarie adatte all’emissione di titoli di Stato necessari alla copertura, sarà quindi possibile decidere l’importo della nuova tranche. “Non vedo ostacoli di carattere politico, solo tecnico-operativo”, ha puntualizzato il titolare del Tesoro, non escludendo l’ipotesi di anticipare a quest’anno tutti i 20 miliardi del 2014.
Cgia Mestre, l’ultimo fornitore riceverà i soldi a fine 2018
“La pubblica amministrazione ha già attivato per l’anno in corso 15,7 miliardi di euro per pagare i propri fornitori? Benissimo – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – rendiamo merito a questo Governo, al Ministro Saccomanni e anche al precedente Esecutivo che hanno messo al centro dell’agenda economica lo sblocco dei pagamenti della p.a. Attenzione però: ipotizzando che nel frattempo non si accumulino altri debiti, se si procederà erogando solo 20 miliardi all’anno, l’ultimo creditore, secondo la nostra stima che dimensiona il debito accumulato dalla p.a. in 120 miliardi, riceverà quanto dovuto alla fine del 2018. Se, invece, ci si riferisce all’ipotesi redatta dalla Banca d’Italia che misura il debito della p.a. in 91 miliardi (a nostro avviso, abbondantemente sottostimato), l’ultimo fornitore verrà saldato entro il primo semestre del 2017”.
A seguito della dichiarazione fatta ieri dal Ministro Saccomanni, la CGIA di Mestre ritorna su un tema di cruciale importanza: i debiti della p.a. nei confronti delle imprese.
Perché la CGIA ipotizza che i debiti della p.a. siano circa 120 miliardi e non 91?
“I dati della Banca d’Italia si riferiscono ad una indagine campionaria riferita al 31-12-2011, ovvero realizzata più di un anno e mezzo fa – sottolinea Giuseppe Bortolussi – nella quale non sono comprese le aziende con meno di 20 addetti che, ricordo, costituiscono il 98% del totale delle imprese italiane. In questa ricerca, inoltre, non sono state coinvolte le imprese che operano nei settori della sanità e dei servizi sociali che, storicamente, sono quelli dove si annidano i ritardi di pagamento più eclatanti. Alla luce di questi elementi, riteniamo che l’ammontare dei debiti scaduti stimato dalla Banca d’Italia sia sottodimensionato di circa 30 miliardi di euro”.
Per questo, concludono dalla CGIA, è necessario accelerare il pagamento di debiti scaduti per i quali le imprese hanno da tempo pagato i fornitori, gli stipendi, l’Irpef e i contributi previdenziali dei propri dipendenti, nonché luce, acqua e gas ogni 2 mesi.
Sia chiaro non è in discussione il rigore scientifico dell’indagine realizzata dalla Banca d’Italia: nelle note metodologiche i ricercatori di via Nazionale hanno messo in evidenza tutti i limiti della ricerca. Chi dovrebbe preoccuparsi a dimensionare il debito dovrebbe essere lo Stato che, invece, si è dato tempo fino al prossimo mese di settembre per calcolarlo.
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