D.d.l. Delrio bocciato e promosso nella Conferenza unificata di ieri

Anci sì, Regioni ni, Upi no. A preoccupare Governatori e Province l’impennata dei costi, sia in termini di risparmio che di semplificazione

27 Settembre 2013
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Promosso e bocciato ieri in Conferenza unificata il disegno di legge sulla riforma delle province, l’istituzione delle città metropolitane e l’unione dei comuni. Il provvedimento ha incassato il parere positivo dell’Anci, mentre l’Upi ha votato contro e le Regioni hanno chiesto alcune modifiche al testo.

“Il d.d.l. «svuota province» ha ottenuto il parere favorevole dell’Anci, quello contrario delle Province come prevedibile, mentre le Regioni condividono l’impianto complessivo ma chiedono di poter ragionare dei provvedimenti perché, secondo loro, non sono chiare le competenze regionali. Dopo l’incontro di oggi sono ottimista”, così ilMinistro per gli affari regionali, Graziano Delrio, al termine della Conferenza unificata. “Dunque – ha detto – proseguirà il lavoro con Regioni ed enti locali e nei prossimi giorni verrà avviata la discussione alla Camera. Avremo finalmente l’occasione per determinare un importante cambiamento. Ritengo questa riforma urgente e indispensabile per modernizzare il Paese. Mi pare di avere colto nei comuni e nelle Regioni la determinazione a proseguire questo lavoro”.

“Per l’Anci è importante che il provvedimento di riordino istituzionale vada avanti”, ha affermato il delegato Anci e sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, al termine della Conferenza unificata. “Si tratta di una riforma che chiediamo da tempo e che va portata avanti soprattutto nel senso dell’istituzione delle città metropolitane, aree forti che più di tutte contribuiscono allo sviluppo del Paese”.
Certo, il provvedimento è migliorabile, “e per questo già dalla prossima settimana partirà un tavolo tecnico-politico ristretto presso il Ministero degli affari regionali, con la partecipazione dell’Anci e degli enti locali”.

Com’era prevedibile è secco il no delle Province. L’Upi ha provato a fare due calcoli e ha elaborato un dossier “Quanto costa il Disegno di Legge Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni? Più Costi – Meno Democrazia”: qui ha stimato che, a fronte di 11 milioni di risparmi determinati dalla riduzione dei costi della politica (per la soppressione di consigli e giunte provinciali), senza le province la spesa pubblica aumenterebbe di 2 miliardi. A questa cifra, che da sola vale circa la metà di quanto servirebbe per evitare l’aumento dell’Iva, si arriva considerando l’aggravio di costi che il bilancio dello stato dovrebbe sopportare col passaggio della gestione degli edifici scolastici dalle province ai comuni. Si passerebbe da 107 a 1.327 centri di spesa i quali peraltro, non potendo spuntare gli stessi prezzi di favore che oggi le province si assicurano gestendo con un solo contratto di servizio da 20 a 300 scuole per ente, pagherebbero un conto molto più salato per riscaldamento, manutenzione, progettazione. Solo la bolletta del gas lieviterebbe di 424 milioni, i costi di manutenzione crescerebbero del 20% (+176 milioni), mentre per progettare, realizzare e collaudare le nuove scuole si spenderebbero 45 milioni in più. Totale 645 milioni di euro che andrebbero sottratti dalle risorse oggi destinate alle scuole.

E se il no delle province, ridotte a poca cosa in attesa di essere definitivamente cancellate dalla Costituzione, appariva scontato, la stessa cosa non può dirsi per la bocciatura delle Regioni: “le Regioni sono per la riforma, per creare gli enti di secondo grado, per attivare le città metropolitane e la riorganizzare i comuni attraverso le unioni. Il problema è che il disegno di legge ha un impianto che non raggiunge questi obiettivi e crea una situazione di difficoltà: ci siamo resi disponibili ad approfondirlo per riconoscere il ruolo regolativo delle Regioni, non in astratto”, ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, dopo l’esame del disegno di legge. L’approfondimento “è indispensabile, per le nostre competenze e per l’articolazione territoriale”, ha chiarito Errani. “Il Ministro Delrio ha dato un’apertura, l’Anci ha accolto la qualità delle nostre posizioni e nei prossimi giorni sarà possibile fare passi in avanti”, ha concluso Errani.
Posizione più netta quella degli assessori all’Economia e Bilancio della Lombardia, del Veneto e del Piemonte, cioè Massimo Garavaglia, Roberto Ciambetti e Giovanna Quaglia, che hanno comunicato in una nota che le Regioni da loro rappresentate hanno espresso parere negativo sul d.d.l. presentato dal Ministro degli affari regionali Graziano Del Rio sul riordino delle province e sull’istituzione delle città metropolitane.

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