“Tocca al Parlamento, nelle pieghe del bilancio dello Stato, trovare le risorse per non far pagare ai cittadini una “mini Imu”. Parliamo di circa 350 milioni che non rappresenteranno una cifra insormontabile ma senza i quali si rischia di compromettere il rapporto di trasparenza tra istituzioni e cittadini”. Lo ha detto il presidente dell’Anci Piero Fassino parlando con la stampa, insieme al sindaco di Milano Giuliano Pisapia, al termine dell’Ufficio di presidenza Anci, convocato ieri a Roma per discutere di Imu e legge di stabilità (> le principali proposte dell’Anci di modifica alla legge di stabilità).
“Il Governo – ha detto Fassino – è sempre stato chiaro sul fatto che i comuni avrebbero ricevuto il 100% della seconda rata Imu, senza ulteriore aggravio fiscale per i cittadini. La prima cosa è acquisita, non è acquisita la seconda perché il 40% dall’aumento sulle aliquote 2013 viene chiesto ai cittadini e a noi sindaci di incassarle, in pratica il contrario di quanto promesso”.
Fassino è poi passato all’altro nodo da sciogliere, quello della service tax (ora rinominata Iuc). Illustrando lo studio effettuato da Ifel, il presidente Anci ha ricordato come l’associazione da giorni continua il confronto con il Parlamento e il Governo, tuttavia, ad oggi “non abbiamo ricevuto risposte soddisfacenti”.
Il provvedimento, ha poi spiegato il sindaco di Torino, “non garantisce la copertura integrale del gettito derivato in passato da Imu e Tares. Infatti se la copertura è garantita dall’aliquota al 2,5 permille sulla prima casa e dall’aliquota sulla seconda al 10,6 è evidente che il saldo 2014 significherà un ulteriore taglio per i comuni”.
Il calcolo al quale fa riferimento il presidente dell’Anci deriva dall’aliquota prima casa del 2013 fissata al 4 permille nella maggior parte dei casi. Scendendo al 2,5 e rimanendo quella per la seconda al 10,6 gli introiti risultano quasi dimezzati. “Parliamo, nel complesso di circa 1,5 miliardi, di cui 500 per le detrazioni ai cittadini e un miliardo per compensare il delta tra aliquote 2013 e 2014”.
Fassino ha poi ricordato come, nella legge di stabilità, rimangano ancora aperte le questioni sul Patto di stabilità e le società partecipate. Sul primo aspetto, pur apprezzando l’allentamento per un miliardo “occorre riequilibrare le risorse tra comuni e province, anche in vista della riforma Delrio e poi intervenire sui piccoli comuni. Per i piccoli enti – ha rimarcato – questa norma ha picchi minimi sui saldi mentre è un onere massimo per chi è chiamato ad amministrare con vincoli così stringenti”.
Per quanto riguarda, invece, la questione delle partecipate, regolata dall’ex articolo 15 della legge di stabilità (attualmente comma 370 della stessa), il presidente Anci ha denunciato come quel comma abbia innanzitutto “forti profili di incostituzionalità poiché contrasta con il codice civile che regola le società in cui i comuni hanno una partecipazione. Inoltre – ha aggiunto – prevedere per i comuni un fondo di riserva, dal quale attingere nel caso di bilanci in perdita, scaricherebbe sui sindaci l’onere di ripianare dei debiti a volte causati dallo Stato, si pensi alle aziende del trasporto pubblico locale che vanno in rosso soprattutto per tagli sempre maggiori”.
Sempre sulla questione tagli, Fassino ha poi voluto lanciare una provocazione sulle spese giudiziarie in carico ai comuni. “Noi siamo costretti ad anticipare queste spese – ha detto – che lo Stato puntualmente non ci restituisce. Non siamo più disponibili a essere creditori di somme che in alcuni casi sono diventate insostenibili. O ci viene rimborsato quanto anticipato – ha attaccato il presidente Anci – o intraprenderemo un’azione giudiziaria ricorrendo alla giustizia amministrativa per chiedere l’abolizione della legge 392 che obbliga i comuni ad anticipare le spese per i tribunali”.
Sempre nel corso della conferenza stampa, infine, Fassino, a nome di tutti i sindaci italiani, ha voluto ricordare il recente alluvione in Sardegna. “Apprezziamo – ha detto – la tempestività con la quale il Governo è stato da subito vicino a popolazione e amministratori colpiti. Ora però occorre la stessa tempestività per erogare le risorse necessarie alla ricostruzione”.
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