Il giorno decisivo della legge di stabilità 2014 alla Camera è arrivato. Dopo alcuni tentennamenti, il Governo ha deciso, ieri, di porre la fiducia alla norma finanziaria che regola le politiche economiche dal prossimo 1° gennaio fino al 2016. Oggi, a mezzogiorno, è in programma la votazione sul testo della legge di stabilità uscito dalla Commissione.
Insomma, anche alla Camera il passaggio della legge è questione di poche ore, come già successo al Senato nel mese di novembre e come, con ogni probabilità, si ripeterà lunedì sempre a Palazzo Madama.
Ieri, il Ministro per i rapporti con il Parlamento Dario Franceschini ha assicurato che la decisione di porre la fiducia al testo deriva dall’assenza di forzature nell’approvazione da parte della Commissione bilancio.
Un iter, ha assicurato Franceschini, che non ha conosciuto alcun tipo di illegittimità e che dunque non imbarazza l’Esecutivo per il nuovo ricorso al voto di fiducia sulla legge più importante.
Si arriva, così, alle battute conclusive di un cammino turbolento, quello della legge di stabilità 2014, che porta molte novità interessanti all’attenzione delle categorie professionali e sociali, ma lascia anche molte anime deluse, tra tutte quelle dei comuni che anche ieri non hanno mancato di urlare la propria rabbia contro un disegno di legge che sembra penalizzarli ancora una volta.
> il testo degli emendamenti
> il maxiemendamento approvato dal Seneto
> tavola di raffronto
Anci interrompe i rapporti istituzionali. Fassino “mancano 1,5 miliardi, il Governo faccia un decreto correttivo”
Il presidente dell’Anci, Piero Fassino, ieri ha puntato duramente il dito contro la legge di satbilità, chiedendo al Governo “un sussulto di consapevolezza e responsabilità” per cambiare una legge di stabilità che “sulla Iuc configura una secca e inaccettabile riduzione di risorse ai comuni per circa un miliardo e mezzo di euro. Chiediamo quindi che il Governo vari nel Consiglio dei Ministri del 27 dicembre un decreto correttivo. Se così non fosse si aprirà un esplicita fase di conflittualità che parte oggi con la non partecipazione Anci alla Conferenza Unificata”. Queste le dure parole con le quali il presidente dell’Anci, Piero Fassino, ha illustrato ieri alla stampa le decisioni prese dai sindaci, alla luce della legge di stabilità che sta uscendo dall’esame della Camera.
Fassino ha inoltre annunciato che scriverà al Presidente della Repubblica per chiedere un incontro, nel quale porterà “in modo autorevole e formale il profondo disagio di tutti i sindaci italiani”. Un secondo incontro “urgente” verrà chiesto al Presidente del Consiglio Letta per esortare il primo ministro ad “adottare, entro fine anno, un provvedimento che consenta di assicurare ai Comuni le risorse necessarie per garantire i servizi ai cittadini”.
Oltre a sospendere la partecipazione alle sedi di concertazione, Fassino ha annunciato che il 29 gennaio 2014 i sindaci si ritroveranno a Roma “per una assemblea straordinaria nella quale valuteranno ulteriori forme di mobilitazione qualora le richieste dei sindaci fossero disattese”.
Nel corso dell’incontro con i giornalisti, Fassino ha ricostruito la storia del confronto con il Governo che, ad agosto, aveva rassicurato i comuni sul ristoro totale per i comuni della “scelta politica di abolire la tassa sulla casa. Se il nodo delle risorse mancanti non verrà risolto – ha aggiunto il presidente Anci – anche il prossimo anno ci troveremo a chiudere i bilanci in novembre. Questo è inaccettabile come è inaccettabile subordinate gli interessi di Comuni e cittadini alle logiche politiche nazionali”.
“Fino ad ora – ha ricordato Fassino – abbiamo avuto un atteggiamento responsabile e costruttivo. Ci siamo sforzati di fare proposte e presentare emendamenti. Tuttavia ci siamo trovati sempre di fronte alla sordità di governo e Parlamento”.
Sui rapporti con Parlamento, il presidente Anci ha anche invitato i senatori a rivedere la parte della mini-Imu, in questi giorni all’esame di Palazzo Madama. Se non modificata, la norma andrebbe a gravare per il 40 per cento delle maggiori aliquote sulle tasche dei cittadini. “Si tratta di circa 350 milioni di euro – ha sottolineato il sindaco di Torino -, i gruppi senatoriali valutino un decreto correttivo per evitare di scaricare maggiorni oneri sulle famiglie”.
L’ultima stoccata è ancora per il Governo. “Se i sindaci fossero oggi in Parlamento – ha chiosato Fassino – non voterebbero la fiducia perché questa legge di stabilità è un atto che disconosce il nostro ruolo garantito dalla Costituzione”.
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