Il disegno di legge Delrio ha ricevuto il primo via libera dalla Camera dei deputati sabato notte, dopo una seduta fiume che ha tenuto i deputati sui banchi fino a orari proibitivi per l’approvazione prima della legge di stabilità, poi per il ddl sull’abolizione delle province e, da ultimo, il contestato decreto salva Roma.
In realtà, con il d.d.l. Delrio, non si tratta di vera e propria abolizione delle province, ma di svuotamento delle stesse e la presa d’atto che, nel 2014, non si svolgeranno le elezioni provinciali. I sì al provvedimento sono stati 277, soltanto 11 i no e 3 gli astenuti. La votazione si è svolta in un clima di tensione, dopo l’andirivieni dall’aula dei deputati di Forza Italia e del MoVimento 5 Stelle, che hanno cercato, più volte, di far mancare il numero legale.
Alla fine, comunque, il disegno di legge, è passato chiudendo il primo, lungo esame parlamentare, durato diverse settimane, nel corso delle quali si è discusso a fondo del destino degli enti di governo locale.
Come noto, infatti, il d.d.l. istituisce le nuove città metropolitane che, nelle zone dove saranno realizzate, sostituiranno le province, andando a comporre delle agglomerazioni di comuni. Diversamente, dove le province rimarranno in funzione saranno i sindaci a doverle amministrare.
“Dopo tanti anni di attesa, un passo avanti enorme per semplificare i livelli amministrativi del Paese ed essere più vicini a cittadini ed imprese”, così il Ministro per gli affari regionali, Graziano Delrio, ha commentato su Facebook l’approvazione del d.d.l. che ora andrà al Senato. Su Facebook Delrio ha ricordato i punti salienti del provvedimento: partono le nove città metropolitane, “dopo 30 anni, per dare slancio alla crescita del Paese”; per la prima volta non ci saranno le elezioni provinciali e, in attesa del disegno costituzionale di abolizione, le province si riducono ad enti leggeri “con poche funzioni, molto utili ai comuni”; i piccoli comuni potranno lavorare più facilmente insieme nelle unioni, “con meno burocrazia e più autonomia”. Infine si lavora alla soppressione di centinaia di enti impropri e inutili e inizia la riorganizzazione dello Stato. “Se tutto questo sembra poco…” ha concluso il Ministro.
Anche per i dipendenti, ha assicurato il Ministro, non ci dovrebbero essere brutte sorprese, con gli organici che verranno assorbiti tra i vari enti, comuni o città metropolitane.
Di avviso completamente diverso le opposizioni, con in testa il capogruppo berlusconiano Renato Brunetta, ex alleato nel Governo delle larghe intese e ora più convinto oppositore della linea del governo: “Il disegno di legge sulle province si può definire a tutti gli effetti una vera e propria legge truffa, non abolisce le province, ma crea enti di secondo livello: di fatto trasforma le province in enti di area vasta, li sottrae alla rappresentanza democratica, escludendo ogni tipo di elezione diretta, con l’obiettivo di rendere le nuove province e le nuove città metropolitane assemblee monocolore di sinistra”.
Saitta, d.d.l. porterà aumento spesa pubblica – Il provvedimento “non solo non produrrà risparmi, ma porterà a un aumento certo della spesa pubblica e all’ennesimo prolificare di enti strumentali e agenzie regionali”. Così il Presidente dell’Upi, Antonio Saitta, commenta l’ok della Camera al disegno di legge sulle province e le città metropolitane.
Quello varato dalla Camera “è un provvedimento pieno di incongruenze con norme che getteranno nel caos il Paese”: così Saitta, riferendosi al disegno di legge sulle province e le città metropolitane.
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