Trasparenza assoluta e regole ferree. La risposta ai “ladri” passa da queste direttrici. Le norme ci sono, ma vanno migliorate. Ed è questo il lavoro in corso tra Palazzo Chigi e il Nazareno. Per mettere a segno un uno-due nella lotta alla corruzione: venerdì in C.d.M. le norme sugli appalti e i poteri all’Autorità presieduta da Raffaele Cantone, sabato nell’assemblea Pd le modifiche a codice etico e statuto.
Matteo Renzi è in volo per il Vietnam, prima tappa di un viaggio che lo porterà anche in Cina, per conquistare all’Italia spazi e interesse tra gli investitori orientali. Ma l’attrazione degli investimenti e più in generale la ripresa economica, passa soprattutto attraverso interventi “strutturali”. Come i tre che il premier porterà venerdì in C.d.M.: la riforma della p.a., la semplificazione del fisco e le nuove norme sugli appalti, con i poteri all’autorità anticorruzione.
Dopo aver additato le “responsabilità” anche di persone legate al Pd nell’inchiesta del Mose, il leader dem ha affidato al vicesegretario Lorenzo Guerini e al responsabile organizzazione Luca Lotti il compito di lavorare per portare davanti all’assemblea nazionale, convocata per sabato alle 10 all’hotel Ergife, anche una proposta di modifica dello statuto e del codice etico del partito, per rendere ancor più rigorose le norme contro i corrotti. Nei prossimi giorni la segreteria proverà a completare il lavoro ma i tempi sono stretti e dunque non è escluso che venga deciso di rinviare il dossier a una successiva riunione della direzione nazionale.
Anche in vista del passaggio definitivo al finanziamento privato dei partiti, la trasparenza, principio su cui Renzi insiste molto, diventa uno snodo cruciale, attraverso la pubblicità delle donazioni e l’anagrafe patrimoniale degli eletti. “È il momento di essere esemplari, non solo a parole: tutti tirino fuori i finanziamenti, anche il segretario – pungola Pippo Civati – Vengano pubblicate le donazioni ai singoli, al partito e alle fondazioni”. Alfredo D’Attorre, che era nella segreteria di Epifani, sottolinea che le norme del codice etico sono già “più rigide di quelle previste dalla legge Severino”, ma aggiunge che si può “discutere se irrigidirle” ulteriormente.
Gli esponenti della minoranza interna faticano invece a digerire la distinzione, negata dallo stesso Renzi, tra vecchio e nuovo Pd fatta dai renziani dopo l’emergere delle notizie sullo scandalo del Mose. “Di fronte a casi come quello di Lusi il partito ha già in passato reagito con grande fermezza”, rivendica D’Attorre. E Civati osserva: “Nuovo e vecchio si sono scambiati di posto spesso nel partito, anche nelle ultime primarie: alcuni dei sostenitori di Renzi non vengono da Marte”.
Sabato l’assemblea del Pd inaugurerà una nuova fase della stagione renziana, con una segreteria allargata a parte della minoranza e un nuovo presidente. È in preparazione un ricambio anche nei gruppi parlamentari. Ma è la questione morale a tenere banco in queste ore. Ore di travaglio per tutta la politica, tanto che un partito garantista come Forza Italia dichiara che non ammetterà più “zone d’ombra” e si dice pronto a esaminare senza pregiudiziali il pacchetto anticorruzione di Renzi.
(Fonte: Ansa)
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