Il dibattito sulla flessibilità arriva sul tavolo dei ministri dell’economia della zona euro: dopo il vertice europeo che ha dato il via libera ad esplorare i margini esistenti nel Patto di stabilità, tocca ora ai ministri mettere a punto un percorso. E tocca a Pier Carlo Padoan guidare la discussione: “Un inizio molto incoraggiante”, ha detto alla fine dell’eurogruppo. Ma la reazione degli scettici d’Europa è arrivata puntale: “Vogliamo più crescita, ma non sia una scappatoia o un pretesto per non fare quello che ci serve”, ha detto il ministro tedesco Wolfgang Schaeuble. Padoan ha avviato la discussione con una breve presentazione delle priorità del semestre, e domani all’Ecofin presenterà un programma più dettagliato. Più integrazione del mercato, riforme e investimenti strutturali: sono questi i tre pilastri che guideranno l’azione italiana. Ma se c’è “accordo sulle priorità”, cioè crescita e occupazione, riforme ed investimenti, il ministro ha registrato “divergenza sulle misure necessarie” per raggiungerle. In una parola, flessibilità.
La sostenibilità del debito italiano “è fuori discussione, le nostre finanze pubbliche sono tra le più sostenibili dell’Ue, questo non lo dico io, ma la Commissione”, è tornato a spiegare. Per Padoan “il programma italiano è ambizioso”, ma la questione delle riforme “è molto semplice”. A tutti ne servono di più riforme, ma comportano sforzi. “Il carico fiscale in Italia resta molto elevato, bisogna farlo cadere compatibilmente con gli spazi di bilancio che il Paese ha a disposizione”, ha detto per esempio Padoan. Hanno però anche un impatto positivo sulla crescita, ed effetti positivi anche a cascata sugli altri Paesi. Di questi effetti bisognerà discutere, e “queste analisi, che faremo insieme da domani, ci consentiranno di disegnare raccomandazioni di politica economica strutturale più efficienti, con maggiori risultati in termini di crescita e posti di lavoro”, ha spiegato il ministro.
I tempi per arrivare ad un’intesa però dovranno essere stretti, perché li detta il semestre europeo: ad ottobre i Paesi devono consegnare le leggi di stabilità e se non potranno sfruttare la flessibilità avranno ancora le mani legate. Il lavoro dell’Italia su questo fronte non sarà semplice: oltre allo scetticismo di Schaeuble, c’è anche l’attuale presidente dell’eurogruppo Jeroen Dijsselbloem che mette in guardia dalle fughe in avanti: il margine di manovra c’è, “ma solo sulla base di riforme attuate e non soltanto promesse, non bisogna solo parlare di riforme ma occorre farle, ed è allora che si può avere più tempo”, spiega a margine dell’eurogruppo. E anche il commissario agli affari economici ad interim Siim Kallas, finlandese, ribadisce: “Prima servono le riforme e poi la flessibilità”.
(Fonte: Ansa)
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