L’Anci rivolge ancora un appello a Governo e Parlamento, affinché vengano al più presto corrette le storture tuttora presenti nella legge di stabilità, che creano gravi difficoltà ai comuni, anche considerando i rilevantissimi tagli confermati nel testo (1.500 milioni di euro).
In particolare, rispetto alla decisione di non introdurre la local tax dal 2015, l’Associazione sottolinea la necessità di garantire ai comuni le stesse entrate del 2014, prevedendo dunque il ripristino del fondo compensativo da 625 milioni introdotto nel 2014 proprio per fronteggiare il minor gettito derivante dalla Tasi.
Inoltre, al momento non risulta concretizzato l’impegno del Governo a eliminare la quota del 10% dei proventi delle dismissioni immobiliari dei comuni destinata allo Stato, così come non si registra alcun esito per le numerose semplificazioni annunciate nelle scorse settimane.
Resta poi assolutamente necessario un intervento per salvaguardare le aliquote Tari approvate in ritardo per effetto dell’indisponibilità del Piano finanziario sui rifiuti.
L’Associazione sottolinea anche l’incertezza sulla riscossione dei tributi locali, il cui regime provvisorio continua ad essere prorogato senza le necessarie soluzioni di sistema, mentre vengono inseriti ulteriori vantaggi a favore di Equitalia per quanto riguarda i controlli sull’attività svolta dal 2000 in poi.
In vista dell’imminente entrata a regime delle città metropolitane e delle nuove province, restano inoltre aperte le criticità dovute alla mancanza dei criteri applicativi per l’individuazione del personale in mobilità. Andrebbe a questo proposito ripristinata la norma sui prepensionamenti, ferma restando l’ulteriore incertezza relativa al conferimento delle funzioni fondamentali per i nuovi Enti. Su questo versante anci ritiene indispensabile che le norme non creino allarmismi, per questo auspica che sia impostato un percorso graduale, conseguente agli atti di competenza delle Regioni, che devono essere sollecitamente emanati.
Inoltre, rimarca l’Anci, preoccupa il sostanziale blocco delle assunzioni a tempo indeterminato nei Comuni, e stupisce il diverso regime previsto per le amministrazioni centrali.
Infine rimangono aperte le questioni relative ai piccoli comuni (Patto di stabilità, personale, obbligo delle gestioni associate) e alle Città metropolitane, con particolare riferimento alla necessità già sottolineata dall’Anci di un riparto delle risorse assegnate, che sia compatibile con le maggiori funzioni attribuite a queste ultime, e alla garanzia che vengano individuate le forme più opportune per consentire modalità di finanziamento autonomo alle stesse Città metropolitane.
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