Cade il velo sulla spending review di Cottarelli

Dai comuni ai licenziamenti, pubblicate online le analisi dei gruppi coordinati dall’ex commissario, tornato all’FMI

1 Aprile 2015
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Cade il velo sulla revisione della spesa pubblica targata Carlo Cottarelli, l’ex commissario alla spending ora tornato a Fondo Monetario Internazionale. I gruppi di lavoro da lui coordinati erano una ventina, così come i rapporti che ne hanno ispirato il lavoro. Le analisi dei tecnici, da ieri pubblicate online, riguardano ogni settore, ogni comparto e ogni rivolo di spesa pubblica e scendono nel dettaglio dei costi e dei possibili tagli da attuare nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Alcune proposte sono “estreme”. Altre sono state invece sposate a pieno da Cottarelli e sono state utilizzate come base per l’azione legislativa (basti pensare alle centrali di acquisto, alla riforma dell’utilizzo degli immobili pubblici, alla mobilità o alla razionalizzazione dei corpi di polizia di cui si sta discutendo nella delega p.a).

Ecco alcune delle proposte:

STOP CUMULO PENSIONI E RETRIBUZIONI A CARICO CONTRIBUENTE – I tecnici lo definiscono “un segnale forte all’opinione pubblica di eliminazione di privilegi percepiti come insostenibili”. L’idea è questa: i titolari di pensione erogata dagli enti previdenziali (o in generale da organi la cui attività è sostenuta da finanziamenti a carico del bilancio statale) che si trovano a svolgere incarichi di governo o in sedi istituzionali come Quirinale, Corte dei Conti, Consiglio di Stato e Tar, di sindaci, assessori o consiglieri regionali, consigliere di amministratore di società pubbliche, devono riversare allo Stato l’importo della pensione. I risparmi non sarebbero indifferenti, certamente nell’ambito di qualche milione (forse anche qualche decina di milioni) di euro.

ADDIO PICCOLI COMUNI – La proposta è di obbligare alla fusione tutti i Comuni al di sotto di una certa soglia di popolazione (3.000, 5.000 o 10.000 abitanti). Altri possibili interventi riguardano la riduzione del 20% del numero di assessori e consiglieri e l’eliminazione dell’indennità di fine mandato dei sindaci, oltre al taglio degli emolumenti. L’adozione delle proposte contenute in questo rapporto comporterebbe risparmi dell’ordine di 255 milioni di euro all’anno.

COSTI STANDARD ANCHE PER CONSIGLI REGIONALI – Il metodo diffuso nella p.a. a partire dalla sanità potrebbe essere esteso anche allo stesso consiglio riducendo il numero dei consiglieri, riportando la remunerazione di ciascun a quella del sindaco del comune capoluogo, riducendo i vitalizi.

MOBILITÀ, MERCATO VINCE ANCHE PER I DIPENDENTI PUBBLICI – In caso di eccedenza di personale, il Dipartimento della Funzione Pubblica, potrebbe provvedere al suo collocamento d’ufficio presso le amministrazioni che presentino vacanze in organico. A regime, secondo il gruppo di lavoro, andrebbe introdotto un meccanismo di mercato all’ interno del macro comparto pubblico. Nel contempo, andrebbe previsto che il personale in disponibilità cessi dal servizio in caso di rifiuto dell’assegnazione d’ufficio.

LICENZIAMENTO FISIOLOGICO ANCHE IN P.A. – L’obiettivo è superare il problema vero del licenziamento nelle pubbliche Amministrazioni, rappresentato dalla ritrosia del management a ricorrervi come strumento “fisiologico” di gestione del personale. Si dovrebbe quindi pensare ad una revisione della disciplina sui licenziamenti individuali, in un’ottica di maggiore responsabilizzazione sia dei singoli lavoratori, sia dei dirigenti delle strutture.

SANITÀ, NO TAGLI LINEARI – L’azione potrebbe concentrarsi sui farmaci (favorendo la concorrenza di principi attivi differenti con sovrapponibilità terapeutiche, lo sviluppo dei farmaci biosimilari, la revisione delle modalità distributive e la definizione di prezzi di riferimento per categorie omogenee) e sui dispositivi medici (con la costituzione di un Prontuario Nazionale attraverso la standardizzazione e la definizione di un codice unico nazionale, la definizione di prezzi di riferimento per categorie omogenee, l’espletamento di gare regionali per le categorie di dispositivi di utilizzo trasversale e lo sviluppo di Osservatori regionali su consumi e prezzi. La parola d’ordine è costi standard.

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