Via libera del Senato alla riforma della pubblica amministrazione giovedì scorso, con 144 favorevoli, nessun contrario né usciti dall’Aula, un astenuto. Arriva così il primo sì al d.d.l., incardinato a Palazzo Madama 8 mesi fa. Il provvedimento spazia dal digitale ai poteri del premier, dall’addio alla Forestale al riordino della dirigenza. Il Ministro Marianna Madia ha fatto sapere che alla Camera saranno possibili miglioramenti al testo.
> IL TESTO (aggiornato al 29 aprile)
In particolare hanno votato a favore il Pd, Ap e il gruppo Autonomie, mentre si sono espressi contro M5s, Fi, Sel, Ln e Gal. I lavori sulla delega hanno preso il via infatti a inizio settembre in Commissione Affari costituzionali, che ha licenziato il testo il primo aprile. Diversi gli ‘stop and go’ che hanno contribuito ad allungare i tempi ma c’è stato anche un ampio esame del d.d.l., uscito cambiato dal lavoro della Commissione.
Un articolo è stato stralciato altri sono stati inseriti, alcuni capitoli sono stati quasi completamente riscritti. Tra le principali novità inserite dal Senato l’apertura a un polo unico della medicina fiscale, accentrando i controlli sull’Inps; la delega per mettere a punto il cosiddetto ‘taglia decreti’ ministeriali; il giro di vite sulle azioni disciplinari; la scure sulle partecipate pubbliche.
Ora il provvedimento passerà alla Camera dei deputati per la seconda lettura. L’obiettivo del Governo è arrivare al sì definitivo sul d.d.l. entro l’estate. Quanto ai tempi per la messa a punto dei decreti legislativi, l’esecutivo ha più volte spiegato si essere già a lavoro sull’attuazione della riforma, in modo da presentare i primi decreti appena terminato l’iter in Parlamento.
“Vado alla Camera con l’intento di migliorarla ancora”. Così il Ministro della pubblica amministrazione, Marianna Madia, dopo il via libera al d.d.l. da parte del Senato, in prima lettura. “Credo che un provvedimento così articolato e importante non possa non avere una discussione approfondita e seria nei due rami del Parlamento”, spiega. “Vogliamo valorizzare – ha detto ancora – e non svilire la figura del prefetto, alla Camera lo espliciteremo, visto anche il loro ruolo nella gestione dell’immigrazione”.
La riforma delle partecipate
È l’articolo 13 del d.d.l. Madia a prevedere “la possibilità di piani di rientro per le società partecipate” dalle pubbliche amministrazioni che hanno “bilanci in disavanzo” con la possibilità dell’”l’eventuale commissariamento”.
Inoltre, il decreto legislativo per il riordino dovrà tenere conto dell’obiettivo “della razionalizzazione del sistema” secondo “criteri di efficienza, efficacia ed economicità, ridefinizione della disciplina, delle condizioni e dei limiti per la costituzione di società, l’assunzione e il mantenimento di parte di amministrazioni pubbliche”.
Nei futuri decreti legislativi il governo dovrà distinguere i vari tipi di municipalizzate tenendo conto delle attività svolte, degli interessi pubblici di riferimento e la quotazione in borsa.
Dovranno essere poi imposti dei paletti (“condizioni e dei limiti”) per la costituzione delle società stesse da parte di Comuni, Province eRegioni “entro il perimetro dei compiti istituzionali o di ambiti strategici per la tutela di interessi pubblici rilevanti”. Inoltre, dovranno essere eliminate le sovrapposizioni “tra regole e istituti pubblicistici e privatistici ispirati alle medesime esigenze”.
Il governo, inoltre, secondo quanto prevede un altro emendamento approvato sempre relativo all’articolo 13, dovrà definire la “composizione” e i “criteri di nomina” degli organi di controllo delle società partecipate, in particolare i collegi sindacali, in modo da renderli autonomi dagli enti proprietari, come i Comuni.
E ancora, l’art. 13 approvato giovedì scorso, prevede una maggiore pubblicità e più “vincoli” nelle assunzioni delle partecipate, stabilendo i limiti stipendiali, introducendo anche criteri di valutazione dei dipendenti stessi.
Sempre in tema di partecipazioni il d.d.l. delega il governo a prevedere nei futuri d.lgs. maggiore pubblicità per gli acquisti che vengono fatti dalle partecipate. Il testo prevede quindi la “razionalizzazione e il rafforzamento dei criteri pubblicistici per gli acquisti e il reclutamento del personale, per i vincoli alle assunzioni e le politiche retributive, finalizzati al contenimento dei costi, introducendo criteri di valutazione oggettivi, rapportati al valore anche economico dei risultati”.
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