Adesso c’è anche l’allarme rosso, quello della Corte dei Conti, sui conti delle Province messi a durissima prova dalla Legge di Stabilità 2015, che con la delibera 11.5.2015, n. 17 ha analizzato “aspetti ordinamentali e riflessi finanziari” della legge n.56/2014.
Il pomo della discordia è ovviamente il taglio di un miliardo di euro a carico delle province, che – sempre secondo la Corte dei Conti – non è coerente con le previsioni della legge Delrio che, a sua volta, “sta incontrando ritardi e difficoltà nella fase attuativa“. Tutto ciò realizza “un graduale, e pressoché diffuso, deterioramento della finanza provinciale“, perché gli enti intermedi, in attesa di allegerirsi delle funzioni che passeranno alle regioni, sono costretti a fare quello che facevano prima con molte meno risorse.
Dalla padella alla brace, insomma. Analizzando più approfonditamente la questione, la legge di stabilità è stata concepita così proprio per accelerare i processi di mobilità, riducendo i fondi delle Province sulla base del fatto che il “costo efficiente” delle funzioni residue degli enti di area vasta sarebbe stato del tutto finanziabile con i 2,4 miliardi rimasti nelle entrate degli enti. Il problema è che ad oggi né un dipendente né una funzione ha abbandonato le Province, e per la Corte dei Conti questa immobilità è destinata a protrarsi con tutte le conseguenze negative del caso.
Ricapitolando: il nodo è tutto nella spesa per il personale, gonfiata dai dipendenti in sovrannumero che, ai sensi della legge, avrebbero dovuto trasferirsi e che invece sono ancora a libro paga provinciale. Una anomalia “che sarà rilevante ai fini del rispetto del patto di stabilità interno 2015, con effetti sugli esercizi futuri“.
La Corte dei conti, infine, auspica “un riallineamento” tra il trasferimento delle funzioni e il taglio delle risorse in modo da garantire non solo la corretta attuazione della legge Delrio, ma soprattutto la “regolarità amministrativo-contabile degli enti“.
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