La criminalità organizzata si sta espandendo anche nei Comuni del Centro e del Nord Italia, soprattutto nei piccoli e medi centri, usando dinamiche simili a quelle già realizzate nelle regioni del Mezzogiorno. Inoltre è aumentato in modo significativo il numero delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali: 1265 gli atti intimidatori contro sindaci, consiglieri e candidati tra il 2013 e i primi quattro mesi del 2014, per una media di 80 al mese, quasi tre al giorno.
Da questi dati è nato il progetto “100 Comuni contro le mafie” che intende richiamare l’attenzione generale sul rischio infiltrazioni criminali nel Comuni sostenendoli nell’azione di contrasto.
“La principale insidia per lo sviluppo di un territorio è la sicurezza. Un territorio che non sia sicuro non programma il proprio sviluppo, non pianifica investimenti e da esso i cittadini tendono a scappare. Rendere sicuri i territori di un paese è fondamentale per garantire sicurezza ai cittadini ed agli investimenti oltre che il futuro di una comunità. Per questo come Anci abbiamo assunto la battaglia contro ogni tentativo di infiltrazione criminale ed intendiamo portarla avanti su tutto il territorio nazionale, sia nelle regioni dove essa ha radici storiche che dove si è spostata negli ultimi anni per lucrare guadagni illeciti”, ha affermato il presidente dell’Anci Piero Fassino nel suo intervento all’iniziativa.
Su questi presupposti l’Anci, dopo due incontri a Milano, il 17 febbraio e il 18 marzo scorso, per fornire ai Comuni una prima rete di riferimento, ha realizzato una mappatura indicando un panel di 98 Comuni del Centro e del Nord Italia esposti all’espansione delle mafie e individuati con tre criteri:
- territori presenti nelle relazioni dei Ros, della Dia, della Commissione antimafia,
- Comuni con immobili confiscati
- o nei quali i Consigli comunali sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose.
In particolare, il maggior numero dei Comuni ‘pilota’ si trova in Lombardia (49) seguita da Piemonte con 25 e Liguria con 12.
Le attività adesso si svilupperanno lungo due assi: nel breve sarà creata una rete di protezione a livello di Comuni alzando il livello di attenzione dei cittadini e delle istituzioni del paese; nel medio periodo saranno elaborate proposte concrete, a partire da una vera sistematizzazione delle informazioni che consenta ai comuni di operare in sinergia anche per comprendere come si evolvono e che strategia hanno oggi le organizzazioni criminali nonché per lo scambio di buone pratiche. Analoghe iniziative riguarderanno gli appalti, con percorsi di formazione e di sostegno al personale degli enti locali e con l’elaborazione di proposte in favore dei sindaci e degli amministratori oggetto di attentati intimidatori riportando danni anche al patrimonio.
Fassino nel suo intervento ha ricordato come spesso gli amministratori locali si sono trovati “in una condizione di solitudine di fronte alle minacce criminali”, e per questo ha auspicato “l’avvio di una ‘strategia attiva’ di relazioni tra enti locali, forze dell’ordine, magistratura e società civile, condizione questa essenziale perché l’azione di contrasto sia efficace”.
Da questo punto di vista, il presidente dell’Anci ha delineato tre principali settori di intervento. Innanzitutto, servono strumenti legislativi e normativi adeguati. “La legge anticorruzione approvata dal Parlamento è un primo passo significativo ma – ha sottolineato Fassino – bisogna integrare questo percorso operando anche sullo snellimento delle norme per gli appalti pubblici e sulla trasparenza di regole e procedure, un settore su cui stiamo avviando una importante collaborazione con l’Anac”.
Il sindaco di Torino si è poi soffermato sul tema dei proventi dei beni confiscati alla mafia: “Nonostante ci siano norme e leggi, su questo fronte gli strumenti in campo sono di una farraginosità incredibile, siamo di fronte ad un patrimonio confiscato amplissimo cui fa da contraltare un utilizzo minimo”, ha denunciato Fassino sottolineando che questo “è molto negativo anche dal punto di vista della credibilità verso i cittadini e la certezza della sanzione”.
Infine, la questione delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, un fenomeno in forte crescita come evidenziato dal recente studio della Commissione parlamentare di inchiesta. “Chi è in prima linea nell’azione di contrasto alla criminalità – ha detto Fassino – deve essere tutelato e protetto. Per questo, durante l’incontro di qualche giorno fa con il ministro Alfano, abbiamo sollecitato come associazione una maggiore attenzione da parte del governo. Anche in questo caso le norme sulla carta ci sono, ma la loro efficacia si è rivelata ogni giorno molto relativa”, ha concluso il presidente Anci.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento