Anticorruzione, secondo Bankitalia la p.a. non collabora

Il rapporto Uif di Banca d’Italia segnala la ”scarsa sensibilità” degli uffici della p.a. nonostante siano obbligati a segnalare fenomeni di corruzione e riciclaggio

14 Luglio 2015
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“Gli uffici della p.a., particolarmente esposti all’incidenza della corruzione per gli appalti e i finanziamenti pubblici, mostrano ancora scarsa sensibilità per l’antiriciclaggio malgrado siano sempre stati ricompresi nel novero dei soggetti obbligati alla segnalazione. Ciò ne accresce la vulnerabilità”. È quanto segnala il rapporto Uif di Banca d’Italia.

“La corruzione – spiega il rapporto – rappresenta una minaccia estremamente preoccupante per il nostro sistema economico-sociale; la diffusa percezione del fenomeno mina la fiducia del cittadino nelle istituzioni e nella politica. Le vicende più recenti pongono in luce come la corruzione sia divenuta anche il mezzo attraverso il quale forme sempre più evolute di criminalità organizzata si infiltrano nell’apparato pubblico, ne condizionano le scelte e così ampliano la penetrazione nel tessuto economico e sociale anche in contesti diversi da quelli tradizionali, con gravi danni per la collettività.
È una criminalità che ha sempre meno bisogno di ricorrere all’intimidazione e alla violenza, perché mira a integrarsi nelle istituzioni, a minarle dall’interno”.

Il rapporto segnala quindi la ”scarsa sensibilità” degli uffici della p.a. a segnalare fenomeni di corruzione e riciclaggio ma evidenza che “un’azione integrata fra i presidi antiriciclaggio e quelli anticorruzione può rappresentare una robusta barriera verso i comportamenti infedeli. In questa direzione, risultano utili lo sviluppo dei rapporti fra la UIF e l’ANAC, che lo scorso anno hanno sottoscritto un protocollo di collaborazione, e le altre iniziative cui l’Unità sta dedicando specifica cura”.

L’Uif dedica un intero paragrafo all’evasione fiscale, che spesso è il presupposto alla creazione di riserve di denaro che viene poi riciclato. “I reati fiscali costituiscono un presupposto ricorrente dei fenomeni di riciclaggio. L’evasione fiscale coinvolge in modo diffuso e trasversale vaste fasce di cittadini, riduce le risorse a disposizione della collettività e delle principali politiche sociali, alimenta l’economia sommersa. La globalizzazione dei mercati favorisce l’evoluzione e il consolidamento degli schemi elusivi, che si avvalgono di transazioni commerciali, interposizioni fittizie, articolate triangolazioni finanziarie, anche su scala internazionale. Ne deriva un quadro di scarsa trasparenza dell’operare economico e un’artificiosa complessità delle transazioni, che contribuiscono a creare un ambiente propizio al riciclaggio dei proventi derivanti anche da altri e più gravi reati”.

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