Legge di stabilità 2016, 1,6 miliardi per sbloccare i contratti del pubblico impiego

Le risorse sono legate alla trattativa tra il governo e Bruxelles sul pacchetto flessibilità

31 Agosto 2015
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Servono circa 1,6 miliardi per sbloccare, nel 2016, i contratti del pubblico impiego (dopo che la Corte costituzionale che ne dichiarato l’illegittimità) da inserire nella prossima legge di stabilità. Risorse, però, condizionate dalla trattativa tra il governo e Bruxelles sul pacchetto ‘flessibilità’. Se l’Europa concederà all’Italia margini di flessibilità più ampi, nel quadro di finanza pubblica, potranno essere aggiunti, con un ulteriore aumento del deficit, 5-6 miliardi di euro ai 6,4 miliardi già contabilizzati nel Documento di economia e finanza (il Def). 

In questo modo sarà possibile destinare 1,6 miliardi di euro allo sblocco dei contratti degli statali. Ma se la Commissione europea non acconsentisse ad ampliare le maglie del deficit, riferiscono fonti del Mef, il governo sarebbe costretto a ridurre le risorse per il pubblico impiego. Si parla, insomma, di un taglio di quasi la metà delle risorse: circa 900 milioni di euro per il 2016. 

DUE CLAUSOLE PER ‘FLEX’ UE – In vista della prossima manovra finanziaria, che dovrebbe ricevere l’ok del Consiglio dei Ministri nella prima quindicina di ottobre, il governo si prepara alla trattativa con Bruxelles sulla flessibilità. In altre parole, sull’aumento del deficit per finanziare la prossima manovra da cui l’Italia potrebbe recuperare da un minimo di 3 a un massimo di 6 miliardi di euro. 

L’idea del governo è di appellarsi in Europa a due clausole di “flessibiità”, previste dalle comunicazioni di inizio anno della stessa Commissione Europea, quella sulle riforme e quella sugli investimenti. La prima permette ampi margini: i Paesi che fanno riforme strutturali, come l’Italia ha fatto con il Jobs act o la Pubblica amministrazione, possono utilizzare la leva dell’indebitamento (sempre dentro la soglia del 3% tra deficit e Pil). 

La seconda clausola è quella cosiddetta degli investimenti che permetterebbe l’innalzamento del debito ma solo per attivare nuovi cantieri (opere pubbliche, investimenti privati da finanziare con norme ‘ad hoc’ e una super Sabatini per i macchinari industriali). Come detto, alla trattativa è legato il destino delle risorse da assegnare allo sblocco dei contratti statali, ma anche quelle da destinare al piano povertà e alle pensioni a cui il governo sta lavorando. 

I CALCOLI DEL MEF – Secondo i calcoli fatti dal Ministero dell’economia, per il 2016 l’impegno di spesa per il rinnovo dei contratti statali, fermi dal 2009, sarebbe di 1,66 miliardi di euro, per il 2017 4,16 miliardi e per il 2018 di 6,69 miliardi di euro. Le differenze di spesa dipenderanno soprattutto dall’inflazione che tenderà a salire con il passare degli anni.

(Fonte: Public Policy)

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