Tra le più recenti iniziative assunte per la prevenzione e il contrasto della corruzione è sicuramente degna di rilievo la determinazione n. 12 del 28.10.2015, con cui il Consiglio dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANA) ha approvato l’aggiornamento al 2015 del PNA 2013-2016.
Il documento riveste notevole importanza per il fatto che si tratta del primo atto formale assunto dopo il PNA del 2013, che peraltro si connota per la decisa svolta che l’ANA intende imprimere al corso degli eventi, per migliorare la qualità dei piani anticorruzione delle amministrazioni pubbliche.
L’istruttoria che segna la procedura di formazione del nuovo provvedimento recante le linee guida aggiornate è quanto mai eloquente, e merita almeno un cenno per inquadrare al meglio l’iniziativa in questione.
Il nuovo piano anticorruzione non si limita a fornire indicazioni integrative e chiarimenti rispetto ai contenuti del precedente PNA, alla luce dei sopravvenuti interventi normativi che hanno fortemente inciso sul sistema di prevenzione della corruzione a livello istituzionale.
È ben vero che, medio tempore, non sono mancate le novità del legislatore, come la disciplina introdotta dal d.l. 24.6.2014, n. 90, convertito in legge 11.8.2014, n. 114, recante il trasferimento completo delle competenze sulla prevenzione della corruzione e sulla trasparenza dal Dipartimento della Funzione Pubblica (DFP) all’ANAC, nonché la rilevante riorganizzazione dell’ANAC e l’assunzione delle funzioni e delle competenze della soppressa Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici (AVCP).
Ma a ben vedere, l’autentica ragione sostanziale che sta alla base delle nuove linee guida sta nel riconoscimento, da parte dell’ANA, che finora le cose non hanno funzionato secondo la prevista (e auspicata) tabella di marcia.
Nel documento approvato si rileva che l’Authority, nel corso del 2015, ha svolto un’analisi dei piani triennali di prevenzione della corruzione (PTPC) di 1911 amministrazioni, relativamente ai Piani adottati per il triennio 2015-2017 e pubblicati sui siti istituzionali delle singole amministrazioni alla data del 28 febbraio 2015.
Ora, l’esito dell’accurata indagine ha fatto emergere una capacità decisamente inadeguata delle amministrazioni di leggere ed interpretare le dinamiche socio-territoriali, per tenerne conto nella redazione del PTPC.
L’ANA afferma infatti che “i Piani fin qui adottati si sono rivelati per più aspetti gravemente carenti, soprattutto per la mancata individuazione di adeguate misure di prevenzione della corruzione, che fossero il frutto di una compiuta autoanalisi organizzativa delle amministrazioni, alla ricerca di aree e attività più esposte al rischio di corruzione”.
Una delle principali cause della scarsa qualità dei PTPC è individuabile nella non chiara configurazione dei compiti e delle responsabilità dei soggetti interni alle amministrazioni, con la conseguenza di una carente interlocuzione e di una mancata condivisione degli obiettivi di prevenzione della corruzione.
Una ulteriore ragione della scarsa qualità dei piani triennali e della insufficiente individuazione delle misure di prevenzione è il ridotto coinvolgimento dei componenti degli organi di indirizzo della “politica” in senso ampio
Dall’analisi dei fattori di criticità analizzati emerge la rinnovata necessità che le amministrazioni si concentrino d’ora in avanti sull’effettiva individuazione e attuazione di misure proporzionate al rischio, coerenti con la funzionalità e l’efficienza, concrete, fattibili e verificabili, quanto ad attuazione e ad efficacia.
Muovendosi lungo queste linee direttrici, l’aggiornamento del PNA si articola in una parte generale, di ricostruzione dei limiti della esperienza pregressa e di indicazioni per una rapida correzione di rotta, e in una parte speciale, dedicata a due approfondimenti in settori particolarmente esposti al rischio corruttivo, ossia i contratti pubblici e la sanità.
Sotto il profilo operativo, merita rilievo la speciale attenzione è dedicata al ruolo e alla garanzia della posizione dei Responsabili di prevenzione della corruzione, nei loro rapporti con gli organi di indirizzo politico amministrativo e con l’intera struttura dell’amministrazione.
Il successo dei nuovi Piani anticorruzione, che le amministrazioni dovranno adottare entro il 31 gennaio 2016 continua a dipendere, ovviamente, dalla reale volontà delle stesse amministrazioni – a partire dai loro vertici politici e istituzionali – di combattere seriamente la corruzione al loro interno.
Senza voler trarre conclusioni affrettate, occorre in ogni caso riconoscere che il fenomeno della corruzione ha radici profonde nel nostro territorio, a causa di un degrado e di un malgoverno dovuti, oltre che al crollo dei valori e alla rilassatezza dei costumi, a una innegabile, atavica distanza tra le istituzioni e la vita della popolazione.
Da questo punto di vista, fare leva sull’intervento delle sole istituzioni per debellare il fenomeno corruttivo non può che rappresentare un rimedio necessario, ma insufficiente e non risolutivo, per quanto l’ANA non esiterà a impiegare i poteri e gli strumenti di relativa competenza per indicare i doveri delle amministrazioni e le molteplici incombenze che la vigente normativa prevede a loro carico.
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