Debito p.a., nel 2015 sale a 2.169,9 miliardi. Quello degli enti locali è diminuito di 6,6 miliardi

Anci: i dati di Bankitalia confermano lo sforzo dei comuni, ora norme adeguate e stabili

16 Febbraio 2016
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A fine dicembre 2015 il debito delle amministrazioni pubbliche si è attestato 2.169,9 miliardi. Lo comunica Bankitalia nel Supplemento al bollettino statistico “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” precisando che il debito è salito di 33,8 miliardi rispetto a fine 2014, quando ammontava a 2.136,0 miliardi (132,4 per cento del Pil). Il debito di fine dicembre è invece calato rispetto a quello di novembre 2015 che si era attestato a 2.212 miliardi.

Debito p.a., nel 2015 sale a 2.169,9 miliardi 
L’aumento del debito nel 2015 (33,8 miliardi) è stato inferiore al fabbisogno delle Pa (49,3 miliardi) per la diminuzione di 10,7 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (a fine anno a 35,7 miliardi), degli scarti e premi di emissione che hanno contenuto il debito per 5,1 miliardi; invece le variazioni dei cambi hanno aumentato il debito di 0,3 miliardi.

Debito p.a.: per Stato +40,5 mld, locale -6,6 mld 
Secondo quanto reso noto dal Supplemento al Bollettino Statistico di Bankitalia, il debito consolidato delle amministrazioni centrali nel 2015, inoltre, è cresciuto di 40,5 miliardi, a quota 2.077,5 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 6,6 miliardi, a quota 92,3. Il debito degli Enti di previdenza si è ridotto di 0,1 miliardi.

Entrate tributarie 2015: +6,4% 
Bankitalia segnala inoltre un deciso aumento delle entrate nel 2015. A fine dicembre scorso, le entrate tributarie sono state infatti pari a 433.483 milioni di euro, con un incremento del 6,4% rispetto ai 407.579 milioni dello stesso mese del 2014. Nel solo mese di dicembre le entrate tributarie si sono attestate a 80.144 milioni di euro, contro i 68.525 di dicembre 2014.

Anci: “i dati di Bankitalia confermano lo sforzo dei comuni, ora norme adeguate e stabili”

“I dati diffusi oggi da Bankitalia mostrano ancora una volta il contributo fornito dai comuni alla riduzione del debito pubblico: meno 6,6 miliardi di euro, a fronte di un aumento di 40 miliardi del debito delle amministrazioni centrali. Si dimostra ulteriormente  che negli ultimi anni la finanza pubblica ha utilizzato a piene mani le regole restrittive imposte ai Comuni senza innescare percorsi altrettanto stringenti sulle Amministrazioni centrali”, ha affermato Guido Castelli, delegato ANCI alla Finanza locale.

“Il nuovo quadro determinato nel 2016 dall’abbandono del Patto di stabilità  – ha aggiunto Castelli – deve ora essere consolidato con norme di regolazione adeguate e stabili, superando le irrazionali prescrizioni della legge 243, abbattendo le sanzioni irragionevoli sul Patto stesso e portando a soluzione i molti problemi ancora posti dalla nuova contabilità, lavorando per la determinazione di uno schema sostenibile e condiviso di perequazione delle risorse e operando per la concertazione di un nuovo assetto dei tributi locali”.

“I Comuni – ha concluso il delegato ANCI – non si sono mai tirati indietro nella sfida per l’efficienza e l’economicità dell’azione pubblica, ma senza una chiara inversione di tendenza non potranno svolgere il ruolo che compete loro nella ripresa degli investimenti pubblici e nella razionalizzazione della gestione dei servizi locali”. 

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