Tra 2014 e 2015 il Governo ha preso iniziative per la revisione della spesa che hanno determinato risparmi per 18 miliardi di euro nel 2015. Queste iniziative, insieme ai provvedimenti presenti nella legge di stabilità per il 2016, realizzano risparmi per 25 miliardi di euro nell’anno in corso. Questi risparmi hanno consentito di finanziare alcune delle misure a sostegno della crescita e dell’occupazione. Lo spirito della “spending review” (letteralmente “revisione della spesa”) consiste infatti in interventi di razionalizzazione connessi a cambiamenti dei meccanismi di spesa e degli assetti organizzativi delle amministrazioni, dall’aumento dell’efficienza della fornitura di beni e di servizi da parte della pubblica amministrazione e dall’abbandono di interventi considerati obsoleti. Questi interventi non sono semplicemente “tagli”. Come nel caso della riduzione delle centrali di acquisto da 35.000 a 35 (risultato già conseguito nel campo degli acquisti sanitari), si tratta spesso della revisione di processi complessi e consolidati. Il risultato della revisione può essere un risparmio netto o la liberazione di risorse da reimpiegare nella strategia del governo.
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1) I risparmi sono in termini di indebitamento netto e sono in relazione agli effetti netti dei provvedimenti, in modo da tenere già conto di eventuali effetti fiscali e contributivi negativi sulle entrate (per esempio, nel caso della riduzione della spesa nel settore del pubblico impiego che determina anche una riduzione delle imposte sul reddito e dei contributi sociali). Le risorse derivanti da misure di revisione della spesa delle Regioni e degli Enti locali sono considerate al lordo di utilizzi nell’ambito dell’allentamento dei vincoli del Patto di stabilità interno o del raggiungimento del pareggio di bilancio (dal 2016 in poi).
2) Le riduzioni complessive di spesa corrispondono a quanto indicato nei prospetti riepilogativi degli effetti finanziari dei provvedimenti (c.d. allegati 3).
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