In Italia vengono commissariati e sciolti periodicamente parecchi Comuni ed enti locali. Attualmente, sono 232 gli enti in stato di commissariamento. Il dato emerge dalla recente ricerca di Open Polis che analizza anche le cause del fenomeno: le dimissioni di massa dei consiglieri sono responsabili del 36,21% degli scioglimenti (84); le infiltrazioni della criminalità organizzata del 6% (14); le dimissioni del Sindaco (36); la fusione in un nuovo Comune (27); il decesso del Sindaco (15); l’impossibilità di surroga dei consiglieri dimissionari (10); la non approvazione del bilancio di previsione (10); la mozione di sfiducia nei confronti del Sindaco (10), altre cause (26).
Il trend dei commissariamenti ha subito un’evoluzione altalenante negli anni. I dati del Ministero dell’interno, ad esempio, dimostrano che dal 2006 sono stati commissariati in media 170 Comuni l’anno. Nel corso del tempo il fenomeno è andato crescendo, passando dai 154 del 2006 ai 213 del 2013 (+38%). La crescita ha, però, segnato una frenata nel 2014, con 145 provvedimenti adottati. Significativo in tal contesto, l’aumento dei provvedimenti collegati alle infiltrazioni mafiose. Nel 2012 sono stati sciolti 24 Comuni per questa ragione, un +400% rispetto a 2010 e 2011. Trend proseguito nel 2013 e 2014 quando, sempre in relazione a 2010 e 2011, la crescita è stata rispettivamente del 266% e del 180%. Il decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose conserva i suoi effetti per un periodo da 12 a 18 mesi.
Se si analizza poi il fenomeno da punto di vista della dislocazione regionale, nella classifica delle maglie nere troviamo in ordine la Campania, con 271 Comuni commissariati; segue la Lombardia con 218 enti, la Calabria con 197, mentre in fondo alla lista figurano le Marche con 31 enti, la Sicilia con 20 e l’Umbria con 17 Comuni.
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