Smart Cities: arriva la proposta alla Camera

Gli obiettivi chiave sono innovazione tecnologica e sviluppo urbano. Altro elemento fortemente innovativo è l’introduzione di nuovi strumenti giuridici che consentano agli enti locali di creare partnership con altri soggetti pubblici o privati

13 Aprile 2016
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È stata presentata lo scoro 6 aprile, presso la Sala Stampa di Montecitorio, la proposta di legge n. 3571 volta a favorire l’innovazione e lo sviluppo tecnologico delle città, ovverosia promuovere la nascita delle c.d. smart cities. La proposta di legge, a firma dell’On. Silvia Fregolent, vicepresidente del Gruppo PD alla Camera dei Deputati, è stata elaborata in occasione della tappa torinese dell’InnovationTOUR: un progetto di innovazione legislativa partecipata dedicato ai giovani promosso dal Think Tank Cultura Democratica nelle principali città universitarie italiane.

La proposta è innovativa sia nel merito che nel metodo: si tratta del frutto del lavoro di più di 150 giovani under 30 che hanno lavorato per tre mesi, elaborando studi e ricerche ed predisponendo il testo di legge attraverso un’intensa attività di co-working coordinata da Cultura Democratica nel corso di un workshop e attraverso un’APP appositamente sviluppata dal Think Tank, che ha consentito l’interazione a distanza tra i partecipanti tramite smartphone e tablet.

Ma la proposta è profondamente innovativa anche nel merito: il testo fornisce risposte semplici ed efficaci alle domande derivanti dal dibattito pubblico introducendo strumenti operativi moderni.

In particolare, la proposta di legge introduce una nuova definizione di città intelligente: sono “Smart city” i luoghi ed i contesti, riferiti agli enti territoriali di livello comunale, metropolitano o di area vasta, nei quali siano stati avviati processi di innovazione, ovvero siano stati adottati sistemi tecnologici finalizzati alla gestione innovativa delle risorse e all’erogazione efficiente di servizi integrati. Tali processi di innovazione devono prevedere espressamente l’utilizzo di tecnologie di gestione territoriale che sfruttino le potenzialità della rete e della connessione Internet.

È dunque l’utilizzo delle potenzialità della rete e delle più innovative tecnologie per la gestione delle aree urbane a rappresentare l’elemento cardine delle smart cities. Il quadro normativo vigente, tuttavia, non consente l’individuazione di un efficace modello di coordinamento delle eterogenee iniziative intraprese a livello locale, causando una dispersione nei processi di innovazione ed un’evidente difficoltà per gli Enti territoriali nell’accesso alle risorse finanziarie necessarie a sostenere questi fondamentali progetti di sviluppo delle comunità urbane.

La proposta di legge, pertanto, disegna una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il compito di assicurare il coordinamento dei processi di innovazione e di sviluppo delle smart cities. Tale Unità, in particolare, elabora il “Piano nazionale per lo sviluppo delle Smart Cities”, individuando le linee guida e gli standard tecnici e finanziari da seguire nello sviluppo dei processi di innovazione e nell’adozione dei sistemi tecnologici e fornisce, inoltre, assistenza tecnica e supporto al fine di individuare le opportunità di finanziamento dei processi di innovazione, mediante forme di partenariato pubblico-privato, fondi strutturali europei e fondi nazionali.

Altro elemento fortemente innovativo della proposta di legge è l’introduzione di nuovi strumenti giuridici che consentano agli enti locali di creare partnership con altri soggetti pubblici o privati, quali aziende o università, al fine di realizzare concretamente i processi di innovazione descritti. Si tratta dei Campus di innovazione sperimentale, le Fondazioni di partecipazione ed i Distretti urbani di innovazione sperimentale. Questi ultimi, in particolare, così come già avviene in Paesi quali Germania e Stati Uniti, consentirebbero al governo cittadino, mediante apporti di capitale privato, la progettazione e la realizzazione di interventi di innovazione urbana all’interno di una predefinita porzione di territorio, nel rispetto degli strumenti urbanistici vigenti, al fine di accrescere i servizi per i residenti e la fruizione dello spazio urbano.


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