Il testo unico sulle partecipate, atteso venerdì in consiglio dei ministri nel pacchetto di 10 decreti legislativi più un regolamento che attuano il primo blocco della riforma della Pubblica amministrazione, rischia di tagliare le competenze della Corte dei conti e in particolare delle sezioni giurisdizionali chiamate a contestare il danno erariale e a condannare gli amministratori che lo generano. L’allarme arriva direttamente dall’associazione dei magistrati contabili, che chiedono al Governo «una riflessione ulteriore sul testo» e propongono un confronto da tenersi a stretto giro per offrire il proprio apporto sul tema.
Il giudizio dei magistrati, va detto, non è definitivo (anche perché non lo sono nemmeno le bozze di decreto circolate finora), e riconosce «le nuove attribuzioni» assegnate alla stessa Corte dei conti nel controllo sulle decisioni degli enti proprietari, a partire dalle delibere che danno il via alla creazione di nuove società (fenomeno ormai piuttosto raro, in realtà). Le «preoccupazioni» dell’associazione si concentrano però su un altro aspetto, quello dei giudici che saranno chiamati a perseguire i danni prodotti dagli amministratori incapaci o infedeli. Sul punto, le bozze di riforma prevedono che «i componenti degli organi di amministrazione e controllo delle società partecipate» saranno «soggetti alle azioni civili di responsabilità previste dalla disciplina ordinaria delle società di capitali». In questo allineamento fra società pubbliche e aziende private, che le ipotesi di riforma portano avanti anche in altri campi come la gestione del personale (si veda Il Sole 24 Ore del 7 gennaio), il danno erariale, cioè i colpi subiti dalle finanze pubbliche su cui si esercita l’azione della Corte dei conti, sarebbe solo quello «direttamente subito dagli enti partecipanti», anche a causa del mancato controllo sulle loro società. In pratica, cda e collegi sindacali risponderebbero solo al giudice ordinario, «principalmente su impulso degli stessi organi societari» come spiega l’associazione dei magistrati riferendosi al caso delle azioni di responsabilità, mentre la Corte dei conti si occuperebbe solo degli enti pubblici. Se questa ipotesi sarà confermata dal testo definitivo, la prospettiva temuta dai magistrati contabili è quella di un’ulteriore riduzione del loro raggio d’azione, già oggi limitato alle società in house che nello Statuto escludono la possibilità di vendere azioni ai privati, come prevede la rigida definizione della Cassazione che su questa base esclude molte società pubbliche dal “rischio” di dover rispondere ai magistrati contabili.
Ieri i tecnici dei diversi ministeri coinvolti nella stesura dei testi hanno proseguito l’esame: giovedì si andrà in pre-consiglio e venerdì al primo varo in Consiglio dei ministri. Oltre al testo unico sulle partecipate di cui s’è detto fin qui è confermato anche quello per la “distrettualizzazione” dei servizi pubblici locali. Confermato anche il riordino delle Camere di commercio (anche se il testo è ancora in elaborazione) per ridurre le attuali 105 a non più di 60, con la possibilità di mantenere attivi enti non accorpati solo su territori con una presenza minima di 75mila imprese. Sul fronte dei primi riordini delle amministrazioni statali sui territori arriva poi il piano per portare da 19 a 15 le autorità portuali che diventeranno autorità di sistema con competenze anche su più di un grande porto. C’è poi l’addio alla Forestale: settemila uomini passano ai Carabinieri ma le funzioni e le attività saranno suddivise anche tra Vigili del fuoco, GdF, Polizia e ministero per le Politiche agricole. Dirigenti sanitari: si limiterà la discrezionalità nelle nomine dei manager delle Asl. Le Regioni sceglieranno i dg non solo basandosi sulla rosa di candidati ricavata dall’elenco nazionale attraverso la commissione ad hoc, ma la selezione avverrà tra coloro che hanno aderito al bando, previo avviso della Regione, esprimendo il loro interesse per la postazione in palio. Semplificazione, poi, per trasparenza e accesso agli atti amministrativi: le amministrazioni, a seconda delle rispettive specificità, dovranno pubblicare sui propri siti il tempo medio d’attesa delle prestazioni sanitarie, i debiti cumulati, le fasi degli appalti. Sarà liberalizzato il diritto di accesso agli archivi pubblici (il Freedom of information act). Arriva, poi, l’aggiornamento del Codice per la Pa digitale, con il debutto del Pin unico, la semplificazione della Conferenza dei servizi il taglio dei tempi delle procedure amministrative per autorizzare opere pubbliche, insediamenti produttivi e attività imprenditoriali rilevanti, con un regolamento che affida poteri sostitutivi alla presidenza del Consiglio. Infine in Cdm potrebbe approdare la prima sforbiciata sugli enti minori (come il Formez), con l’obiettivo di sfoltire il complesso di organismi doppioni o microrealtà.
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