Via libera ai concorsi pubblici
La conferma è giunta ieri dallo stesso titolare del dicastero per la Funzione pubblica. “Sblocchiamo tutti i concorsi – ha detto nel suo intervento alla presentazione del Rapporto CNEL sulla qualità dei servizi della PA – e vuol dire ridare la speranza a decine di migliaia, se non centinaia di migliaia di giovani. Abbiamo trovato la strada: basta concorsi con carta e penna”. La ripresa del reclutamento, nelle intenzioni del Governo, è il primo passo indispensabile per quel “rafforzamento dei vari strumenti lungo tutta la filiera delle amministrazioni» che secondo il presidente del CNEL Tiziano Treu è la leva per l’utilizzo efficace del Recovery Plan e va azionata con «un coinvolgimento effettivo delle parti sociali”.
La nuova stagione dei contratti
Nel corso della sua prolusione dinnanzi al CNEL il ministro si è poi focalizzato sull’importanza di una nuova stagione contrattuale: “Rinnoverò tutti i contratti della PA. E non è un privilegio, ma la condizione per far ripartire l’intero Paese. Il contratto è fondamentale, se non c’è il contratto il sistema non può ripartire. Non voglio dualismo tra garantiti e non garantiti ma voglio un’Italia che superi i dualismi, come quello tra Nord e Sud. Negli ultimi dieci anni la PA è stata vista solo come un costo e la contrattazione è stata bloccata, mentre il rinnovo dei contratti è come la benzina. È la cosa che ti fa andare avanti”. Brunetta ha proseguito sottolineando il valore dell’opportunità offerta all’intero apparato amministrativo: “sono ripartito 12 anni dopo la mia esperienza a Palazzo Vidoni per riformare la Pubblica amministrazione in una congiuntura favorevole, perché siamo in un momento in cui l’Europa ha deciso di indebitarsi per ripartire. Questo è un fatto straordinario, un “momento Hamilton” per l’Europa, come quello che ha fatto unire gli Stati Uniti. Abbiamo 200 miliardi che sono figli dell’indebitamento Ue e che sono un enorme e straordinario catalizzatore di riforma. Recovery vuol dire sviluppo, ma resilienza vuol dire riforme. Poi abbiamo un secondo elemento: la presidenza del Consiglio di Mario Draghi. Ovvero, un governo di unità nazionale, con la rispettosa opposizione di Fdi. Una leadership come quella di Draghi – ha affermato il ministro in conclusione – è di straordinaria valenza in termini di credibilità internazionale, e questo è un asset”.
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